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Sansonna dimostra che si può raccontare Napoli senza banalità e luoghi comuni

Domenica a Rai5 (lunedì Raitre) il reportage sullo scudetto. Un lavoro che tratta Napoli da città adulta, un’eccezione nel mare magnum del folclore

Sansonna dimostra che si può raccontare Napoli senza banalità e luoghi comuni
Napoli's fans who gathered on the seafront in Naples, with Mount Vesuvius in background, to celebrate, react after Napoli and Salernitana drew in their Italian Serie A football match on April 30, 2023. (Photo by Alberto PIZZOLI / AFP)

Se non ce la fate più ad ascoltare frasi trite e ritrite, dense di ipocrisia e retorica stantia e insopportabile sullo scudetto del Napoli, allora non dovete perdervi per nulla al mondo “La bella giornata” il reportage della Rai firmato da Giuseppe Sansonna sulla vittoria del campionato e sulla città. Un lavoro che vi riempirà i polmoni. E che trasuda amore e rispetto per la città e i suoi abitanti. Trattati da adulti e non da eterni saltimbanchi. Poco meno di un’ora in cui Sansonna, attraverso una serie di interviste mirate, porta avanti il paragone tra la bella giornata di La Capria e l’attesa lunga trentatré anni per questo successo calcistico. Con uno spiccato desiderio di cogliere i meccanismi della città, di scovare le radici delle passioni, delle contraddizioni.

Sansonna è un giornalista mai banale. Chi è amante di Zeman, non può non conoscerlo. Per minimum fax scrisse un libro e produsse due dvd sul boemo, uno dedicato al Foggia in cui immortalò con la telecamera memorabili duetti tra Sdengo e Pasquale Casillo. A Sansonna piace la carne viva. Ed è quel che ha fatto con “La bella giornata”. Un lavoro in cui attraverso il calcio, il Napoli, Kvaratskhelia, la figura di De Laurentiis, e ovviamente Maradona, legge in controluce la città.

C’è un formidabile Antonio Capuano che definisce Kvaratskhelia un personaggio di Dostojevski: «quel modo suo di rimanere quando ha mancato il gol, di sentirsi fallito, è struggente quasi», dopo aver definito Maradona «uno con la faccia del guardamacchine, di chi lavora nel proletariato, pronto a fermarsi per strada a giocare a pallone coi ragazzini». O, ad esempio, il fotoreporter Sergio Siano che regala un punto di vista inedito e poetico al tempo stesso su Maradona: «Era braccato, viveva in una gabbia. Era nato povero ma in quella povertà era libero. È diventato poi ricco ma aveva perso quella grande ricchezza che era la libertà».

Sansonna sembra uno di quei passanti discreti che però sa benissimo dove fermarsi per cogliere dettagli che lasciano il segno. Senza trascurare le tradizioni, come le anime pezzentelle di Purgatorio ad Arco. Non capita praticamente mai di sentire parlare di Napoli e riascoltare il nome di Luigi Compagnone. Lo fa Gennaro Carillo, filosofo della politica: «La bella giornata è una grande fantasia di compensazione, l’immaginario napoletano ha bisogno della bella giornata, per sopperire a una serie di lacune che cronicamente colpiscono la città».

Un lavoro, quello di Sansonna, che ti lascia una strana sensazione. Lo guardi e poi ti domandi: ma c’erano tutte queste cose da dire su Napoli? È incredibile ma è così, anche se tutto viene ridotto al folclore, al luogo comune ormai spremuto come un limone. “La bella giornata” andrà in onda domenica 4 giugno, su Rai5, alle 22. Il 5 giugno alle 16.10 su Rai3. E poi ovviamente su Raiplay.

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