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«Quando vide la finestra sulla faccia del suo Maradona, Mario si prese collera: “E mo come lo apparo?”»

Sul Venerdì la storia di Mario Filardi, l’artista che creò il murale ai Quartieri Spagnoli: “Era avanti, parlava 4 lingue, era un ambientalista, faceva sport e lo sfottevano”

«Quando vide la finestra sulla faccia del suo Maradona, Mario si prese collera: “E mo come lo apparo?”»
A mural of late Argentinian football legend Diego Maradona is pictured in the Quartieri Spagnoli district of Naples on March 16, 2023. - An incredible 18 points clear at the top of Serie A, it's surely only a matter of time until southern Italy's biggest club win the Scudetto for the first time since 1990, when Diego Maradona was still strutting his stuff in sight of Mount Vesuvius. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Lì dove sorge il murale di Maradona, in un posto che ha un indirizzo ufficiale che non vale più perché appunto adesso si chiama per tutti Largo Maradona, c’è una storia – in parte stranota – che spariglia i luoghi comuni napoletani. Pur essendo estremamente napoletana, allo stesso tempo. La storia di Mario Filardi, l’artista che quel murale ha creato per primo, classe 1967, morto a Zurigo nel 2010, non si sa davvero come. Una storia che racconta in un bel reportage il Venerdì di Repubblica.

Mario Filardi “aveva viaggiato, conosceva quattro lingue, amava l’Europa. Cresciuto a fumetti e figurine. Innamorato di Tex e Diabolik”. La sorella Teresa racconta che “era avanti: parlava di ambiente, faceva sport ogni giorno, lo prendevano in giro”. Erano gli anni 90.

«Le sue cartelline con i bozzetti e gli schizzi sono andate perdute. A Zurigo Mario aveva curato anche grandi murales per un parco dei divertimenti, Conny Land. Ma quando recuperammo la sua salma in Svizzera, scoprimmo che avevano buttato via tutte le sue cose».

A commissionare il lavoro è il capo della frangia ultrà Teste Matte, Antonio Esposito detto Bostik. Parte una raccolta fondi: un milione di vecchie lire, dicono. Il muro prescelto si trova in via Emanuele De Deo Per tutti è “lo Sfravecato”.

“Bostik e Mario scelgono la foto – racconta il Venerdì – poi Mario calcola il bozzetto in scala ed eccola la prima faccia del D10s: un eroe uscito dagli amati fumetti, vento tra i capelli, sguardo fiero e malinconico. Il precario cantiere Filardi sarebbe un’immagine affascinante da esporre oggi alla folla, lo fecero grandi fotografi come Riccardo e Sergio Siano, che ai Quartieri sono di casa, o come Gianni Fiorito, che poi avrebbe scelto il cinema”.

Dalla foto, quella famosa con le impalcature, si vede benissimo che non c’erano le finestre. Quelli saranno abusi che rovineranno la prima opera più in là. Sua madre ricorda: «Si prese collera. Per quel murale aveva rischiato la vita: lo so io il terrore di vederlo cadere. Per tre giorni e due notti: lui seduto su due semplici assi, le gambe penzoloni, a dodici metri. E io giù, ferma, a sorvegliare». La sorella Teresa: «Me lo ricordo, lui che non si arrabbiava mai, con le mani nei capelli. “Ma proprio la faccia dovevano distruggere? E ora come lo apparo?”».

Nel 2016 lo appara Salvatore Iodice, un artigiano del luogo. Dipinge sopra la finestra che aveva “rubato” la faccia a Maradona. Ma il nuovo volto il quartiere non lo gradisce. La svolta arriva un anno dopo: “l’artista argentino Francisco Bosoletti è a Napoli e si insedia ai Quartieri. Disegna Iside sull’enorme parete di fronte a Diego: è la Pudicizia velata, la stessa scolpita dal Corradini nella potente Cappella di San Severo. Poi, passa a Maradona: armonizza la figura, addolcisce i tratti, anche Iodice acconsente.
È la terza faccia di Diego”.

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