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Maldini chiamava gli ultras «poveri pezzenti». Dov’era mentre il suo Milan si faceva umiliare?

Questa non dovrebbe essere la squadra a sua immagine e somiglianza? Può un club del genere sopportare un tale danno d’immagine?

Maldini chiamava gli ultras «poveri pezzenti». Dov’era mentre il suo Milan si faceva umiliare?
As Roma 27/10/2019 - campionato di calcio serie A / Roma-Milan / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Paolo Maldini

La facce dicono tutto. Marziali. Compunte. Si direbbe colpevoli. Saelemaekers addirittura si sporge per non perdersi una sola parola del prezioso cazziatone dei capi-ultrà. Pioli annuisce, una, due volte. E Giroud… uno che ha vinto la Champions League, l’Europa League, ha giocato tre Mondiali, uno che per età, carriera e – perché no? – conto in banca potrebbe tranquillamente snobbare la convocazione sotto la curva, che se ne sta lì impalato a sorbirsi la reprimenda come uno scolaretto ad un passo dal “dietro la lavagna somaro!”. Tutti zitti, sotto ma così sotto che i tifosi potrebbero “anche muoversi”. A capo chino. Perché è vero, sono in semifinale di Champions e hanno buttato fuori il Napoli, ma non è che ora si può perdere così a La Spezia. Vergogna!

Nella foto dell’umiliazione, didascalica, ne manca uno. Manca Paolo Maldini. Perché questo è il Milan rifatto a sua immagine e somiglianza: brand new, altero, sobrio, attento ai conti, elegante. Dov’era Paolo Maldini mentre il “suo” Milan si autoinfliggeva il rito (tradizionale, in Italia) della penitenza in pubblico stadio?

Maldini l’anti-ultras verticale. L’aneddotica se lo ricorda ancora a Malpensa a chiamare “poveri pezzenti” quelli che offendevano i compagni al ritorno dalla disfatta di Istanbul. Gli stessi che gli rovineranno l’ultima partita a San Siro, fischiandosi vicendevolmente mentre srotolavano gli striscioni dell’ignominia. Li riportiamo per dovere di cronaca e un po’ di sadismo:

“Per i tuoi 25 anni di gloriosa carriera sentiti ringraziamenti da chi hai definito mercenari e pezzenti”

“Grazie capitano: sul campo campione infinito ma hai mancato di rispetto a chi ti ha arricchito”

Dolente, Maldini si spiegò così (non avendo tra l’altro alcuna voglia di spiegarsi, né pensando di doverlo fare):

 “Avevamo giocato una finale stupenda, nettamente meglio del Liverpool. All’aeroporto siamo stati contestati: dovete chiederci scusa. Io giocavo da una vita e dovevo chiedere scusa ad un ragazzo di 20 anni? E poi scusa di cosa? Di aver perso una perso una partita giocata in modo straordinario? Per inciso, quella sera il Liverpool ci surclassò a livello di tifo”.

Maldini che su Facebook per giustificare il suo no alla fu proprietà cinese, rifiutando di diventare un sottoposto del direttore sportivo Mirabelli chiosava così:

“Ribadisco anche che i miei valori e la mia indipendenza di pensiero saranno per me sempre più importanti di qualsiasi impiego”.

Dov’era Maldini mentre il nuovo Milan si contraeva nella più triste delle genuflessioni? Quando Pioli va in tv a dettare ai microfoni che “non è stato nulla di particolare, ci hanno solo stimolato” c’è un manager al Milan che – calcolatrice e spin doctors alla mano – ricalcola il danno d’immagine aziendale preparando la lettera di licenziamento del tecnico?

Si badi: quella scenetta di quart’ordine infama non solo l’onore di un club tra i più premiati al mondo, ma il senso stesso della competizione sportiva. La sconfitta disonorevole in quanto tale, anche mentre ci si sta ancora giocando l’accesso alla finale di Champions League. Non più tardi di un mese fa i tifosi dell’Inter esprimevano in un comunicato quasi shakespeariano – tifare o protestare? Questo è il problema – la difficoltà di comprendere come funziona lo sport: la squadra perdeva in campionato e vinceva in Europa, come la mettiamo? Alla fine – che pazienza che ce vo’… – avevano deciso di “supportare incondizionatamente”, nonostante tutto. Eroi.

E’ a gente così che si piega il Milan – non l’ultima squadra di provincia retrocessa in serie D… il grande Milan!. Si sottomette all’isteria della “tifoseria organizzata”, come fossimo ancora negli anni 80. Atleti milionari e canuti dirigenti convocati sotto una transenna, “a rapporto”. Ve l’immaginate essere Giroud o Theo Hernandez ed essere “costretti” a farsi spiegare da quattro o cinque panzuti cinquantenni che “bisogna vincere”? E che, peraltro, bisogna farlo per loro! Le facce, di nuovo, dicono tutto.

Dov’era Maldini ieri sera? Mentre i “poveri pezzenti” umiliavano la sua creatura?

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