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Haaland è il mostro finale di Guardiola, un orco del gol uscito da Tekken 3 (Guardian)

E’ la sua scommessa vinta, ricostruire la macchina perfetta del City col solo scopo di mettere lui e la palla davanti alle porte avversarie

Haaland è il mostro finale di Guardiola, un orco del gol uscito da Tekken 3 (Guardian)
Manchester City's Norwegian striker Erling Haaland reacts after failing to score during the English Premier League football match between Manchester City and Arsenal at the Etihad Stadium in Manchester, north west England, on April 26, 2023. (Photo by Oli SCARFF / AFP) /

C’è stato un tempo, nemmeno un anno fa, in cui in parecchi storcevano il naso per l’acquisto di Haaland. Riuscirà Guardiola – si chiedevano – a far coesistere quella formidabile macchina da gol individuale che è Erling Haaland con il “suo” gioco? Come se per il gioco “suo”, di Guardiola, fosse un fastidio avere una futura probabile Scarpa d’oro. La risposta, a posteriori, è che basta guardare il quadro da lontano: the big picture. E scoprire così che le costruzioni di Guardiola seguono un “pattern”, uno schema di crescita. Che fa così: prima i gol se li spartiscono in gruppo, poi piano piano che il gioco si affina, i gol se li prende in carico il bomber. Fu così al Barcellona, e poi al Bayern Monaco e infine, adesso al City.

Tutto questo lo scrive (meravigliosamente bene) Jonathan Liew sul Guardian. Dice che questo “è il culmine del progetto forse più audace e complesso intrapreso nel calcio inglese. Un club acquistato e rimontato con l’unico scopo di assemblare e allenare una squadra il cui unico obiettivo è lanciare la palla in aree offensive pericolose, ancora e ancora e ancora e ancora”.

“Al Barcellona, i gol sono stati inizialmente divisi tra Samuel Eto’o, Thierry Henry e Lionel Messi. Nell’ultima stagione di Guardiola, nel 2011-12, la squadra era stata completamente ricostruita attorno a Messi, che ha segnato 50 gol in campionato (il secondo con più gol fu Alexis Sánchez con 12). Il bomber Robert Lewandowski al Bayern Monaco è emerso solo nell’ultima stagione di Guardiola. Il tempo di Guardiola al City ha seguito un andamento simile: solo una volta che le parti costitutive sono a posto si è sentito pronto ad affidare le responsabilità del gol a un unico talento generazionale”.

Ora al City “tutto è curato e modulato per un unico scopo: presentare Haaland con la palla il più vicino possibile alla porta”.

Poi Liew si concentra su Haaland stesso: “Cosa dobbiamo fare di questo strano orco del gol, il prodotto genetico di un incontro tra il centrocampista degli anni ’90 Alf Inge Haaland e Tekken 3 su Playstation? C’è, forse, un tedio insito nell’esistenza del marcatore in carriera, questa ricerca in gran parte poco affascinante della brutalità: gol facili, gol brutti, gol inutili, i gol che nessuno ricorda. Quanti dei 260 gol di Alan Shearer in Premier League sono stati veramente memorabili? Quali sono i momenti che stimolano l’anima? In parole povere: c’è qualcosa di più in questo fenomeno norreno elfico dei freddi numeri?”

Liew scrive che “c’è una coerenza curiosa e ipnotizzante nel modo in cui segna i suoi gol“. E che “c’è un elemento teatrale in Haaland: lo spettacolo viscerale e spesso elettrizzante di un omone che semplicemente si scrolla di dosso altri omoni e butta la palla in rete”. “C’è un intelletto all’opera, una mente che vede angoli e spazi prima che si sviluppino, che fiuta le debolezze in difesa, che impara sul lavoro”.

E insomma, proprio per avere la controprova, priviamo a “considerare un universo alternativo senza di lui. Diciamo che al posto di Haaland, il City avesse preso un attaccante simile, e chiamiamo questo personaggio immaginario, ai fini dell’argomentazione, Wout Weghorst. Scambia Haaland con Weghorst – lasciando tutto il resto invariato – e il City è fuori dalla corsa al titolo già a Natale”.

Per l’editorialista del Guardian Haaland “è stata una scommessa sontuosa che ha dato i suoi frutti. C’è una sorta di audacia nel rimodellare l’intera squadra attorno a un attaccante che non ha mai giocato in Premier League, che non è mai stato capocannoniere in nessuno dei campionati nazionali in cui ha giocato”.

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