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Jacobs: «Ho avuto troppa fretta di tornare, ora ho imparato la lezione» 

Al CorSera: «Noi sprinter portiamo sempre il corpo al limite, le complicanze sono normali. Essere social mi piace: giusto far vedere che mi faccio il mazzo».

Jacobs: «Ho avuto troppa fretta di tornare, ora ho imparato la lezione» 
Monaco di Baviera (Germania) 16/08/2022 - Campionati Europei Atletica Leggera / foto Imago/Image Sport nella foto: Lamont Marcell Jacobs ONLY ITALY

Sul Corriere della Sera, Gaia Piccardi intervista Marcell Jacobs, doppio oro olimpico a Tokyo. All’Europeo indoor Jacobs è stato sconfitto da Ceccarelli. Gli viene chiesto cosa ha imparato.

«Tutte le cose che succedono, positive o negative, sono un insegnamento. Colgo questa sconfitta, una sconfitta tra
virgolette perché è pur sempre un argento per l’Italia, come uno sprone: ci sono sempre cose che non vanno come
vorresti. Stiamo lavorando sodo per arrivare pronti all’obiettivo: il Mondiale».

Come si gestiscono le fragilità di uno sprinter? Jacobs:

«Noi sprinter non ci reputiamo atleti fragili, lavoriamo ogni giorno in palestra e in pista portando il corpo al limite. È normale che si crei qualche complicanza, è lo sport».

La stagione indoor ha dato a Jacobs sensazioni miste.

«Venivo da tanti mesi senza gare, dovevo sciogliere le tensioni emotive. Iniziare vincendo, a Lodz, fa sempre bene. Se corro come so, sui 60 dovrei stare sotto i 6”50 fisso. Però in allenamento tante cose si vedono, altre no: emergono in gara. Nei test erano usciti tempi che nemmeno prima dell’oro Mondiale indoor di Belgrado avevo fatto. Ma la preparazione è finalizzata sui 100 di Budapest».

172 giorni senza gare, in effetti, sono tanti. Troppi?

«Mi è mancata l’adrenalina, il mettermi in gioco. La gara è la verifica del lavoro. A me piace tutto il pacchetto: riunire il team, il viaggio, entrare nel mood. Quest’anno voglio scatenarmi in Diamond League. Ballano Rabat e il Golden Gala: se debutto in Marocco, faccio tutte e due».

Jacobs è stato innovatore anche nel raduno autofinanziato, a Dubai, ospite del principe.

«Mi ha invitato nel suo centro sportivo, mi ha detto: questa è casa tua. Ci siamo trovati bene, avevamo tutto. Siamo sempre stati attenti a non pesare troppo sulle spese della Federazione: quest’anno abbiamo cercato di non pesare per niente».

Non è stato troppo solo per un mese? Non è mancato il confronto, che poi si è riflesso nelle indoor? Jacobs:

«Mah, anche a Tenerife mi allenavo prevalentemente da solo. Venivo da un momento in cui volevo allontanarmi da tutto: attenzioni, stress, selfie. A Dubai sono entrato in una bolla, ho pensato solo ad allenarmi. È arrivato Faggin, campione junior dello sprint, e ho sfidato Alberto, il mio fisico, che prova a starmi dietro».

Gli americani studiano tutti i video di Jacobs.

«Infatti non ho più pubblicato su Instagram le partenze buone! Non voglio che vivisezionino i miei appoggi! Posto solo video delle partenze peggiori, a costo di sentirmi dire: Marcell, una volta uscivi meglio dai blocchi… Ma essere social mi piace, i tifosi vogliono partecipare, il messaggio che mi faccio il mazzo e che bisogna inseguire i propri sogni deve passare».

Il 2022 è stato complicato. Cosa c’è da non ripetere?

«Tutta la mia carriera è costellata di infortuni e problematiche. Le lezioni le ho sempre imparate, ma contro l’imprevisto non si può niente. Il 2022 è stato perfetto fino all’oro iridato indoor con record europeo. Stavo da Dio: ero arrivato a fare un personale sui 120 di quasi mezzo secondo. Poi il virus in Kenya mi ha rallentato. Ho avuto troppa fretta di tornare, con un Mondiale e un Europeo, dove ho vinto l’oro, a ruota. Ho imparato a non avere fretta, ecco».

Jacobs sull’eredità di Bolt:

«Magari qualcuno si può sentire intimidito, io mi esalto. La vedo come un’opportunità: provare a collegare la mia storia personale con la leggenda di uno sprinter che per me è un idolo assoluto. Pari suo sarà difficile: vinceva tre ori a Olimpiade! Io i 200 ai Giochi non li farò mai».

Quel 9”58 che paralizza gli altri, quindi, non è una montagna impossibile da scalare?

«È un tempo fuori dal mondo però se penso che nel 2020 correvo in 10”11 e l’anno dopo ho vinto l’oro olimpico con 9”80 mi dico: perché pormi limiti? Aggiungendo 3 cm a passo e mantenendo le stesse frequenze per tot passi, arriverei al traguardo 90 cm prima. Stiamo parlando di 3 cm, non di un’eternità».

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