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Piantedosi non applica le leggi contro l’antisemitismo perché non piacciono a Salvini? (Repubblica)

Perché il ministro dell’Interno non fa applicare la legge Mancino negli stadi? Sono ancora territorio italiano o no?

Piantedosi non applica le leggi contro l’antisemitismo perché non piacciono a Salvini? (Repubblica)

Su Repubblica, Paolo Berizzi si rivolge al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: possibile che non si faccia nulla per arginare la deriva di violenza antisemita negli stadi? Eppure le leggi ci sono, basterebbe applicarle, come la legge Mancino, del 1993, che punisce proprio la propaganda e l’incitamento alle teorie nazifasciste.

“Gli stadi sono ancora territorio italiano oppure zona extraterritoriale? Valgono anche lì le leggi applicate (poco, peraltro) altrove o sono sospese? In particolare una: la legge Mancino, che dal 1993 agisce contro ogni forma di propaganda o di incitamento alle teorie nazifasciste, coprendo quindi anche le motivazioni etniche, razziali e religiose. Rivolgiamo queste domande al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dopo l’ennesima onta nazionale proveniente da uno stadio del Paese: in questo caso — in linea con una cupa abitudine certamente non esclusiva, ma che continua a clonarsi — dalla curva Nord laziale e dalla tribuna dell’Olimpico di Roma”.

Quanto visto durante il derby di Roma certifica il “naufragio del principale strumento legislativo che l’ordinamento offre per la repressione dei crimini d’odio“. E allora la domanda a Piantedosi: non applica la legge Mancino perché Salvini, che lo ha portato al vertice del dicastero, vuole abolirla?

“E allora il terzo quesito da indirizzargli — come si pone, ministro, rispetto alla Mancino? — è anche un consiglio non richiesto. Sgombri il campo dai sospetti e dai retropensieri di chi non può non ricordare come e quanto proprio la Mancino sia, da anni, nel mirino della Lega di Matteo Salvini; ovvero il partito che ha portato il prefetto Piantedosi al vertice del dicastero che coordina le forze di polizia, tutela l’ordine e la sicurezza e i diritti civili, ivi compresi quelli “delle confessioni religiose, di cittadinanza, immigrazione e asilo””.

Berizzi conclude:

“Toc toc: c’è qualcuno al Viminale? Chi spegne la musica al rave antisemita delle curve?”.

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