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Patty Pravo: «Incontravo Andreotti all’alba mentre andava a messa, mi chiedeva: “Com’è andata la notte?”»

Al CorSera «Da ragazzina ho aiutato Lucio Dalla a scaricare gli strumenti musicali. Droghe? Le ho provate tutte, tranne la cocaina: mi fa schifo».

Patty Pravo: «Incontravo Andreotti all’alba mentre andava a messa, mi chiedeva: “Com’è andata la notte?”»

Patty Pravo si racconta in un’intervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera. A partire dai suoi genitori.

«Papà Aldo portava i motoscafi, mia mamma stava a casa. Si chiamava Bruna, ma era biondissima. Ebbe un parto difficile, era sempre in cura. Non ho ricordi della prima infanzia. Stavo dai nonni paterni. Nonno Domenico era il direttore dei Tabacchi, nonna Maria una tabagista convinta; io a 10 anni fumai la prima sigaretta, e non ho mai smesso. Mi davano 50 lire per la gondola, io andavo a scuola a piedi e le spendevo per le Nazionali super; poi sono passata alle Marlboro rosse. A 14 anni anziché a scuola sono stata a fare l’amore».

Lo raccontò ai nonni, racconta la Pravo.

«Ai nonni ho raccontato: “Sono stata a fare l’amore e mi è piaciuto molto, posso tornare a farlo oggi pomeriggio?”. Mi hanno lasciata andare. Erano persone libere e mi hanno sempre fatto vivere libera. La nonna usciva di notte per comprare la prima copia del giornale e tornava all’alba».

E suo padre? Patty Pravo:

«Ogni tanto mi veniva a prendere e mi portava allo stadio. Ricordo un Venezia-Juventus: impazzii per Charles e Sivori, con quei numeri pazzeschi. Così mi accompagnava in giro a vedere la Juve».

A Firenze frequentò anche Ezra Pound.

«Io abitavo a Dorsoduro, a san Barnaba, lui alla Giudecca. Un giorno lo incontrai con sua moglie e mi comprarono un gelato. Divenne una consuetudine passeggiare con il poeta».

Cosa le diceva Pound?

«Niente. Ezra Pound non parlava mai. Ma era una persona che emanava energia, e io queste cose le ho sempre sentite».

Quando morì il nonno, lasciò il conservatorio e se ne andò a Londra ad imparare l’inglese. Poi sentì parlare del Piper, il locale romano, e partì su un maggiolino con gli amici per andarci. Lo frequentò con Arbore, Boncompagni, Tenco.

A Roma lei frequentava anche Mario Schifano, l’artista. Patty Pravo racconta:

«Una delle persone che mi manca di più: eravamo fratelli. Una sera del 1965 a casa sua incontrai i Rolling Stones. Avevamo comprato una moto insieme, ma non andavamo da nessuna parte, giravamo in tondo attorno a piazza
del Popolo, c’erano anche Tano Festa e Franco Angeli…».

Patty Pravo racconta di quando faceva da aiutante a Renato Zero e Lucio Dalla.

«Una volta mi divertii ad aiutare Renato Zero a montare lo spettacolo, portai un leone gigantesco, è un ricordo molto tenero… Da ragazzina avevo aiutato anche Lucio Dalla a scaricare gli strumenti musicali. Ero andata in un paesino veneto del Terraglio a sentire i Flippers, dove Lucio suonava sax e clarinetto. Io volevo restare, i miei amici però dovevano tornare a casa. Così dissi a Lucio: io vi aiuto con gli strumenti, e voi mi riaccompagnate».

Lei dove abitava a Roma?

«Vicino a piazza del Pantheon. Con Sergio Bardotti tiravamo mattina seduti sui gradini della fontana, con la chitarra. All’alba passava Andreotti, che andava a messa e poi in ufficio. Ogni volta si fermava a parlare con noi: “Com’è andata la notte, cos’avete fatto di bello?”».

Con Schifano avrà provato la droga. Patty Pravo:

«Mica solo con Schifano. Le droghe le ho provate tutte, tranne la cocaina che mi fa schifo. Canne, anfetamine, acidi: non era robaccia come adesso, che ti ammazza. Fu il mio periodo rockettaro. Poi sono andata in America e ho smesso».

È vero che ha pure attraversato l’Atlantico a vela? La Pravo:

«In solitaria, partendo dalla Spagna. Speravo succedesse qualcosa di strano, invece presi gli alisei e fu una passeggiata. L’ho raccontato a Soldini: lui era incredulo, ma è andata davvero così».

Come ha trovato il Sanremo di quest’anno? Gli scandali?

«Quali scandali? Sanremo è sempre Sanremo, gli ascolti sono stati ottimi. A me interessa solo la musica. Noi avevamo una storia dietro, io ho cominciato a 14 anni scaricando gli strumenti di Lucio Dalla e sono arrivata a incidere in otto lingue e a vendere 120 milioni di dischi; questi ragazzi fanno numeri pazzeschi tra visualizzazioni e streaming, il successo è così immediato che li mandano subito nei palasport e negli stadi. Auguro loro di resistere per molto tempo».

Anche la Pravo si presentò in tv praticamente nuda.

«Ma non avevo seno e potevo permettermelo».

Racconta di aver inciso in otto lingue a parte l’italiano.

«Francese, inglese, spagnolo, portoghese, tedesco, arabo, cinese. Andai in Cina per il lancio di un satellite. Mi seguirono un miliardo e 380 milioni di persone: uno share mostruoso. Se è per questo, nel 1969 mi invitarono alla Nasa dopo lo sbarco sulla Luna; lo stesso anno cantai per l’Armata Rossa. Una tragedia, tornai dalla Russia intossicata dall’acqua che ci facevano bere».

E’ stata amica di Califano.

«Molto, pensi che nel testamento mi ha lasciato una canzone, Io so amare così. Avevo una segretaria francese, Monique, che parlava tutte le lingue: ma lui la sedusse e me la portò via».

Altre amicizie tra le colleghe? Patty Pravo:

«Gabriella Ferri, che mi presentò Anita Pallenberg. Ripenso ad Anita mentre usciamo dalla farmacia notturna di fronte al Senato con l’ossigeno, c’era anche Donyale Luna, la modella, noi piccoline, lei altissima… Con la Vanoni ci siamo date un nomignolo: io la chiamo Ornellik, lei Nicopat. Con Giorgia scoprimmo che fumiamo le stesse sigarette e ci trovammo subito simpatiche. De Gregori e Venditti li conosco da quando erano bambini. E poi Elisa, Emma e Giuliano Sangiorgi».

Cosa c’è nell’Aldilà?

«Niente. Non credo in Dio. Con tutte queste galassie, non si può pensare che esista una sola mente che abbia deciso tutto».

Non teme la morte eterna? Patty Pravo:

«No, anzi mi consola. Così eviterò l’Inferno, con tutta quella gente. Anche se la vera tragedia sarebbe il Paradiso: una noia… Andateci voi».

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