La Juve senza più certezze di classifica si scopre in lacrime e vulnerabile (Repubblica)
Crosetti sulle parole di Allegri: «Qualcuno nello spogliatoio si è messo a piangere». "Non ci siamo abituati, è la Juve che ha fatto sempre piangere gli altri"

Db Roma 05/03/2023 - campionato di calcio serie A / Roma-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Paul Pogba
Massimiliano Allegri ha scoperto, all’improvviso, di avere tra le mani una Juve fragile, in preda alle lacrime. Lo scrive Maurizio Crosetti su La Repubblica, citando le parole dell’allenatore bianconero dopo la sconfitta con la Roma in campionato. Allegri ha detto, parlando alle tv dopo la partita:
«Qualcuno dei ragazzi è un po’ fragile e nello spogliatoio si è messo a piangere: a nessuno, nella storia del calcio, è mai stata fatta una cosa come quella che hanno fatto a noi».
Crosetti scrive:
“Juve in lacrime, Juve più umana. Juve insolita, però: non ci siamo abituati. Perché non si può dire che il pianto faccia parte della sua storia, dell’idea che in tanti hanno di lei. La squadra dei più forti, spesso dei più potenti”.
Storicamente, sono sempre stati gli juventini a far piangere gli avversari, mai il contrario.
“L’immaginario bianconero richiama alla mente personaggi come Tardelli, Furino, Benetti, Gentile, Montero, Chiellini: quasi sempre erano gli avversari a piangere, quando li incrociavano”.
Oggi il panorama è del tutto diverso.
“Oggi la Juve è un gruppo di cuori nella tormenta, senza più la sicurezza assoluta del risultato, vero dogma bianconero. Non esistono più certezze di classifica: quello che era conquistato è stato tolto, e quello che è stato ripreso potrebbe essere sottratto di nuovo. L’astrattezza dei numeri e la precarietà di ogni cosa rendono più vulnerabili: il gesto di Kean, di per sé non proprio un modello di equilibrio, forse si spiega anche con questa globale fragilità. Ed è stato molto bravo Allegri, finora, a non farsi sfuggire di mano una situazione che si sarebbe potuta sfaldare per molto meno. Eppure, considerate le molte attenuanti e questo clima da processo continuo, le lacrime degli eroi continuano a sorprendere”.
Nessuno può immaginare in singhiozzi la feroce Juve di Lippi, di Capello e della Triade, scrive Crosetti, o la squadra memorabile che con Trapattoni ha dominato per decenni anche se nello spogliatoio volavano spesso stracci. O anche la Juve di Platini, che “attese per mesi un invito anche solo per una pizza”. Solo per citare alcuni degli juventini illustri succedutisi negli anni.
“Uno juventino può singhiozzare solo nel giorno dell’addio: lo fecero Pirlo, Del Piero, Buffon. Ma non può chiamare la mamma o la maestra perché il risultato è brutto e non gli fa più amico. Poi, forse è ora di smontare l’immagine
dell’atleta forte se cattivo e debole se emotivo. Esiste anche una retorica dell’estetica che si basa su luoghi comuni, e finge di ignorare come la sensibilità nutra l’orgoglio, dunque il talento”.