Il CorSport: “Sanchez sentiva attorno a sé un clima tossico. La sua perdita rischia di aprire un buco nella Scuderia, già sofferente per la mancanza di un vero direttore tecnico”

Il clima interno alla Ferrari non sembra essere sereno. Ieri sono arrivate la dimissioni dell’Head of Vehicle Concept, Davis Sanchez. Potrebbe sembrare una notizia come tante, forse accolta anche con favore nella speranza di un cambio di passo del Cavallino.
Tuttavia non è così perché il personaggio in questione è colui che ha ideato concettualmente la macchina di quest’anno. Per dirla in due parole il papà della Sf-23. La conclusione e le speculazioni sull’addio di Sanchez sono tante e forse pure troppe.
Il Corriere dello Sport prova a fare chiarezza:
“Sanchez era quello che dirigeva il coordinamento tra prestazioni, aerodinamica, gomme, dinamica del veicolo. Basta e avanza per comprendere come questa non sia una scossa d’avvertimento ma un vero terremoto. Non è ancora certo cosa abbia spinto l’ingegnere francese all’atto drastico: se il rapporto con Vasseur, o più probabilmente l’essere messo sotto pressione come ex figura vicinissima a Binotto.”
E continua:
“Dagli elementi che siamo riusciti a raccogliere: avrebbe sentito attorno a sé un clima tossico e avrebbe deciso di togliere il disturbo, cogliendo l’occasione offertagli dalla McLaren.”
Suona quantomeno strana la decisione se si pensa che il campionato è appena iniziato e che alla prima gara in Bahrain la Ferrari ha deluso. Le speranze non erano certo di vittoria visto il passo della RedBull, ma quanto meno di portare la vettura al traguardo.
Conclude il Corriere:
“Si tratta di una grave perdita per Maranello che avrà difficolta a sostituire l’ingegnere francese con una figura di pari livello, non essendoci i tempi per risolvere il problema sul mercato. La perdita di Sanchez è indubbiamente la più grave: secca, imprevista e senza appello, tale da aprire un buco nel vertice della Scuderia, già sofferente per la mancanza di un vero direttore tecnico.”
Adesso il rischio della Ferrari è quello di rendersi sempre meno appetibile agli occhi dei professionisti del paddock da ingaggiare, visti i “no, grazie” di Horner (RedBull) e Seidl (McLaren) alla proposta di diventare team principal della Ferrari.