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Lookman al Times: «In Italia sono cambiato, mi ispiro a Jay-Z. Gasperini vuole sempre attaccare»

L’attaccante dell’Atalanta ha giocato a lungo in Premier: «Sono cambiate la mentalità e la preparazione. Quando Gasp parla lentamente, lo capisco»

Lookman al Times: «In Italia sono cambiato, mi ispiro a Jay-Z. Gasperini vuole sempre attaccare»
Mg Bergamo 02/10/2022 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Fiorentina / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Ademola Olajade Lookman-Lucas Martinez Quarta

L’ala dell’Atalanta Ademola Lookman – 25 anni – ha messo a segno due doppiette nelle ultime due partite, contro Salernitana e Juventus. Sono undici in campionato e due in Coppa Italia. Ha fatto conoscere a tutta Italia la sua esultanza in cui mima di avere un  binocolo. Il Times lo ha intervistato ed ha spiegato la sua esultanza che inizialmente gli costò un’ammonizione:

«Fu bizzarro. Forse l’arbitro pensò a un gesto contro i tifosi dell’Udinese. Forse non sapeva che quella era la mia esultanza. Ora lo sanno tutti. È diventato il mio marchio di fabbrica. Ma è anche il mio nome, Lookman».

Scrive il Times che la forza di Lookman è la varietà dei suoi gol, segna in ogni modo:

“Solo Osimhen ha segnato più gol in Serie A in questa stagione di Lookman (13 a 11). Nessuno in Italia si avvicina alla spietatezza sotto porta di Lookman che ha una percentuale di conversione dei tiri pari al 50%”.

In Inghilterra conoscono molto bene Lookman che ha giocato nel Leicester, col Fulham e con l’Everton. Arrivando a segnare al massimo sei gol in una stagione di Premier.

Il Times gli chiede cosa ci sia alla base dei suoi miglioramenti:

«Mentalità, preparazione. La mia routine è molto diversa da quella di prima. Guardo interviste con persone che stanno facendo bene nella vita come Jay-Z venuto praticamente dal nulla ed è ora un miliardario».

Lookman ha sempre creduto nelle sue capacità ma ora è più efficace:

«Ho sempre avuto fiducia in me. Da bambino, ricordo di aver giocato a calcio e di aver sentito, “sì, può essere la mia vita”. Non sono mai cambiato da quel bambino, il fuoco non è mai cambiato».

Le cose della vita lo hanno temperato, specialmente quando un compagno di squadra di 13 anni morì a Waterloo per un coagulo di sangue:

«Era un centravanti della nostra squadra, anche un bravo giocatore. È stato difficile da metabolizzare per tutti noi».

I sacrifici di sua madre.

«È una persona straordinaria. Ha sempre avuto il sorriso sul volto, anche nelle condizioni più complesse, ha sempre perseverato. Ha fatto diversi lavori cercando di provvedere a noi, di darci il meglio. Fino a quando sono diventato grande non mi sono reso conto di quanto fosse stato difficile. Ho pensato: “Mia mamma ha fatto del suo meglio” e per questo sono molto grato. Gliel’ho detto. Amo mia madre».

Gasperini:

«Quando parla lentamente lo capisco. Ma quando parla molto velocemente, è difficile per me. Sto imparando l’italiano abbastanza bene. È intenso, un uomo forte, un top coach. Ci vuole vedere sempre attaccare, ama vedere i gol. Ma c’è una struttura di gioco: vuole che costruiamo attraverso i difensori. Ho anche compiti difensivi, per aiutare la squadra. Il calcio italiano è noto. In Italia tengono molto alla compattezza della squadra».

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