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Lo Stato sa tutto degli ultrà ma non fa niente (Repubblica)

Si conoscono nomi, cognomi e indirizzi. I loro volti sono schedati. Ma evidentemente è più facile prendersela con i rave

Lo Stato sa tutto degli ultrà ma non fa niente (Repubblica)

Dello scontro tra ultrà di Napoli e Roma sull’A1 scrive Maurizio Crosetti su Repubblica.

Ha trionfato l’ipocrisia. I barbari organizzano l’agguato, si promettono violenza, decidono di scannarsi, è questa la loro unica lingua. Per loro, il calcio è devianza e sfogo brutale, quasi sempre impunito. E noi dobbiamo assistere inermi, in ostaggio. Loro, i rapitori. Noi, i sequestrati. E lo Stato non c’è. Da troppo tempo è così. Dei peggiori ultrà si sa tutto, si conoscono nomi, cognomi e indirizzi. I loro volti sono schedati. Viviamo nella civiltà della telecamera, non si scappa dall’occhio elettronico. Quando gli ultrà fanno i cattivi, si prova a lasciarli fuori dagli stadi ma proprio lì, lontano dalle gradinate, costoro si danno appuntamento e sfasciano ogni cosa cominciando dall’idea condivisa del vivere sociale.

Come prevenzione si fa ancora poco o niente, è un problema di istituzioni politiche e sportive: l’alternanza dei governi non ha mai prodotto veri risultati. Ora abbiamo, in teoria, un esecutivo forte: non lo sia soltanto con i deboli. Prendersela con chi va ai rave e con i migranti è sicuramente più facile che combattere i vandali incappucciati, ma si potrebbe almeno tentare.

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