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Valdano: «Pelé nel vocabolario del calcio è come “gol” o “palla”»

Su El Paìs: “Ero agnostico ma sentivo che Dio voleva dirmi qualcosa ogni volta che Pelé toccava palla”

Valdano: «Pelé nel vocabolario del calcio è come “gol” o “palla”»
Bildnummer: 06279708 Datum: 11.05.1968 Copyright: imago/Ferdi Hartung Pele (FC Santos); Vneg, Vsw, quer Serie A 1968, 1. brasilianische Liga, FC Santos Aufnahmedatum gesch‰tzt Dynamik, Fuflball Herren Mannschaft Brasilien Einzelbild Aktion Personen Image number 06279708 date 11 05 1968 Copyright imago Ferdi Hartung Pele FC Santos Vneg Vsw horizontal Series A 1968 1 Brazilian League FC Santos date estimated Dynamics Football men Team Brazil Single Action shot Human Beings

«Credo che Di Stéfano sia stato un rivoluzionario del calcio, venero Johan Cruyff, sono un tifoso generazionale, devoto e riconoscente di Maradona e non permetto a nessuno di dire, in mia presenza, che Messi è inferiore a nessuno. Ma su un tavolino basso del mio ufficio ho un solo libro: un compendio dei Mondiali pubblicato nel 1998 da L’Équipe. Un libro molto grande che esiste da più di 20 anni. Ed è lì perché in copertina c’è una splendida foto di Pelé senza pallone, che esprime la luce, la gioia, la bellezza e la passione del calcio. Perché Pelé è stato per me, prima che giocatore, un’ispirazione. Ho anche la parola “Pelé” incorporata nel mio vocabolario come qualcosa che totalizza il calcio, come la parola “palla” o la parola “gol”».

Comincia così, su El Paìs, l’editoriale che Jorge Valdano dedica alla morte di Pelé. Il grande ex-campione-scrittore conserva la sensazione di un Pelé “immaginato”, di “quel corpo come una cartolina di calcio, le cose che si dicevano su di lui sembravano magiche”. Valdano parla di “un tempo in cui le parole contenevano ancora leggende”.

“Quando arrivarono i Mondiali del 1970, Pelé aveva 30 anni, io 14 e mia madre accettò di comprare un televisore. Sarebbe stata la prima volta che avrei visto giocare calciatori professionisti. Un evento emozionante che non dimenticherò mai. Soprattutto perché la televisione è entrata nella cucina di casa mia con Pelé dentro“.

“Ogni partita in Brasile era un superbo lavoro corale, dove Pelé era responsabile del diverso”. “Nonostante la mia identità argentina, ho pianto di gioia vedendo come il Brasile ha alzato la Coppa e come Pelé è stato portato sulle sue spalle in quella che è stata la sua definitiva consacrazione”.

“Mi ricordo solo in quella cucina e sebbene già imboccassi strade da agnostico, sentivo che Dio voleva dirmi qualcosa ogni volta che Pelé toccava palla”. “È stato quel Brasile, e soprattutto Pelé, a farmi credere che il calcio potesse essere, tra tante altre cose, un’opera d’arte”.

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