Paratici, sedotto dal potere fino a confonderlo con onnipotenza (La Stampa)
Su La Stampa: improvvisato squalo della finanza, convocava le riunioni dal podologo, gonfiava valutazioni di mercato senza accettare confronto

Db Torino 02/11/2019 - campionato di calcio serie A / Torino-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Fabio Paratici
Paratici e la sindrome di onnipotenza. Ne scrive La Stampa che mette insieme tutto quel che si è letto in questi giorni.
Il “Libro nero di Fabio Paratici” è il racconto di una gestione sfrontata e arrogante, inizio della fine della Juventus di Andrea Agnelli. È Federico Cherubini, stretto collaboratore e poi erede, a titolare così gli appunti su carta intestata, diventati dopo il sequestro pesanti elementi d’accusa. C’è ancora di più, in verità, tra righe che impastano critiche, impotenza e stupore: c’è il ritratto di un ragazzo mite, studioso di calcio e abile talent scout, che all’improvviso vuol trasformarsi in squalo della finanza e del pallone, gonfiando valutazioni di mercato ed esagerando senza accettare confronto, sedotto dal potere fino a confonderlo
con onnipotenza e impunità. Cherubini scrive di un utilizzo eccessivo di plusvalenze artificiali, di un piano recupero bilancio
disastroso, di una generazione di calciatori distrutta e di acquisti senza senso, ma anche di orari non rispettati e di riunioni dal podologo o in sauna. Sindrome da re. Dura da arginare.
Come scritto ieri:
Al telefono con il direttore generale del Pisa, Giovanni Corrado, l’ex capo dell’area tecnica della Juventus, Fabio Paratici, parla del giovane Lucca.
«L’ho sempre fatto, l’ho fatto con Caldara (…) l’operazione devi farmela fare a me! Dammi retta, l’operazione la faccio io anche per il Pisa! Tu devi darmi solo le linee, il resto lo metto a posto io. L’ho fatto per il Genoa tutta la vita, l’ho fatto per l’Atalanta tutta la vita, l’ho fatto per il Sassuolo tutta la vita (…) Quando io ho i parametri dopo sistemo tutto (…)».
Nei giorni scorsi i quotidiani raccontavano che sono in corso delle indagini su un debito fuori bilancio della Juventus verso l’Atalanta. Si tratterebbe di una cifra tra i 6 e i 7 milioni maturati nell’ambito delle acquisizioni e cessioni di Kulusevsky, Romero e Demiral. Vi fa riferimento l’amministratore delegato della Juventus, Arrivabene, in un’intercettazione agli atti dell’inchiesta.