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Nino Frassica: «Nascendo in provincia spesso si diventa rinunciatari»

A La Repubblica: «Mia madre capì che avevo avuto successo quando feci il testimonial per Maina. Feci portare al mio paese un camion di panettoni. Li distribuì a tutti, era felice».

Nino Frassica: «Nascendo in provincia spesso si diventa rinunciatari»

Su La Repubblica un’intervista a Nino Frassica. A 71 anni, domani debutterà al teatro Ambra Jovinelli di Roma con Alessandro Haber, Rocco Papaleo e Giovanni Veronesi nello spettacolo “Maledetti amici miei… Il ritorno”, ispirato al
programma di Rai 2 del 2019.

«Amo scherzare, il cosiddetto cazzeggio: non prendere le cose troppo sul serio è un antidoto».

A Frassica viene chiesto cosa volesse fare da ragazzo. Risponde:

«Sapevo quello che non volevo fare: i lavori pesanti. Da ragazzino coglievo i pomodori, piccole cose. Nascendo in
provincia, spesso si diventa rinunciatari: “Figurati se mi chiamano, in Rai ci sono Mina, Walter Chiari, che se ne fanno di me”. È cambiato tutto, c’è YouTube, è molto più facile farsi conoscere. Sono sicuro che ci sono talenti, miei coetanei, che non ci hanno mai provato».

Invece lei non si è perso d’animo.

«No, ma le racconto una cosa. Quando ho fatto Quelli della notte vivevo a Galati Marina, in provincia di Messina, i miei vicini erano pescatori. Annunciai: “Vado in televisione”. Quando mi hanno visto, il commento fu: “Guarda, c’è il figlio del tuo compare Alberto (mio padre)”. E la risposta: “No, non può essere lui”. Per la nostra mentalità era uno che mi somigliava, era impossibile che fossi finito dentro il televisore».

Perché Frassica e Arbore non inventano un nuovo show?

«Renzo è abbastanza volubile, quando pensavamo a qualcosa dopo Indietro tutta, l’indomani non rideva come il giorno prima. Mettevamo tutto in discussione, diventando pignolissimi, alla ricerca del vero nuovo. Cambiare totalmente è raro, lui ha cambiato davvero, sempre: pensi ad Alto gradimento e a Quelli della notte».

Le pesa l’età? Frassica risponde:

«Cerco di fregarmene. I miei coetanei si deprimono perché non vogliono accettare gli anni che passano. La verità è che si soffre, invecchiare è un’arte. Anche i grandissimi da vecchi hanno sbagliato. Alberto Sordi era un gigante ma gli ultimi film non erano così belli. Bisogna stare attenti alla smania di fare. Il calciatore anziano sa che le gambe non sono più quelle di una volta, l’artista no. Io voglio capire fino a quando posso giocare».

Rimpianti?

«No. Le cose brutte che ho fatto erano dettate dal bisogno, mi servivano i soldi».

I suoi genitori hanno potuto vedere il suo successo? Frassica:

«Mia madre qualcosa, era fiera. Non stava già bene, capì quando ho fatto il testimonial per Maina. Chiesi di portare al mio paese un camion con una montagna di panettoni. Li distribuì a tutti, era felice. Quando le spiegai: “Mamma, in banca ho dei soldi”, non le fece lo stesso effetto. Quei dolci erano una cosa concreta».

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