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L’autista del bus dell’Argentina è l’unico che non se l’è goduta: «Non sapevo nemmeno dov’ero»

Non ha fatto un selfie, non s’è fatto firmare un autografo, manco li ha salutati i giocatori. Una guardia svizzera più che un autista. L’intervista al Clarin

L’autista del bus dell’Argentina è l’unico che non se l’è goduta: «Non sapevo nemmeno dov’ero»
Buenos Aires (Argentina) 21/12/2022 - Festa Argentina / foto Imago/Image Sport nella foto: Argentina ONLY ITALY

Un uomo solo al comando. L’argentino con un posto in prima fila nella sfilata dei Campioni del mondo per le strade di Buenos Aires, che se l’è vista girare vorticosamente intorno come al centro di un tornado. L’autista del bus affogato in un oceano di 5 milioni di persone non solo non s’è divertito, ma ad un certo punto ha perso anche la cognizione di dove si trovasse.

Si chiama Claudio Zabala, ha 56 anni ed è autista di autobus a lunga percorrenza da più di 30. Lo ha intervistato il Clarìn. “Il primo incontro con loro è stato verso le 3 del mattino, quando sono arrivati ​​dall’aeroporto. Da lì li abbiamo caricati a Ezeiza e siamo andati alla sede della Federazione. I giocatori hanno passato lì la notte e alle undici e mezzo del mattino dopo siamo usciti dalla Federazione e abbiamo iniziato il viaggio lungo l’autostrada Ricchieri”.

Le immagini e i video della “locura” hanno fatto il giro del mondo. Lui era lì, ad un centimetro da Messi e dalla Coppa del Mondo, all’epicentro di tutto. E non s’è goduto niente. Non ha fatto un selfie, non s’è fatto firmare un autografo, manco li ha salutati i giocatori. Una guardia svizzera più che un autista.

“Non so quale fosse l’idea originaria del percorso, perché io seguivo la carovana di moto e la verità è che non mi hanno detto dove andare, seguivo loro e basta”. A passo d’uomo. “C’era tanta gente, a un certo punto ho cominciato a perdere il senso di dove mi trovavo. Sapevo di essere su Ricchieri , che avevo superato il Ponte 12… da sotto non vedeva molto. Ho seguito la carovana che era davanti a me. Era sempre la stessa, ovunque si fa così. Segui chi ti guida e vai avanti”.

In quel “casino” Zabala ha rispettato la privacy dei giocatori… “Non ho avuto contatti con loro, nemmeno quando sono saliti, mi sono concentrato come sempre sul mio lavoro. Ero isolato in cabina, concentrato sul mio lavoro, non avevo contatti con i giocatori o scattavo foto. Ho scoperto cosa era successo quando sono tornato a casa e ho visto la notizia”. Un robot.

“No, non ho avuto paura, perché sono tanti anni che lavoro con gli autobus a lunga percorrenza e si respirava aria di festa”.

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