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Dal Pino: «Io portai i fondi alla Serie A indebitata, ma non li vollero. E la cena segreta…»

La prima intervista dell’ex presidente della Lega dalle dimissioni. “La cena con Agnelli? Nessun segreto, un incontro come se ne facevano tanti”

Dal Pino: «Io portai i fondi alla Serie A indebitata, ma non li vollero. E la cena segreta…»
Mg Torino 01/08/2020 - campionato di calcio serie A / Juventus-Roma / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Paolo Dal Pino

Mancava Paolo Dal Pino. Mentre l’attuale gotha del calcio italiano si autorappresenta al Salone d’Onore del Coni sparpagliando la solita melassa retorica sugli scandali in corso, l’ex Presidente della Lega di Serie A era sparito dai radar. Erano mesi che non parlava, dalle dimissioni. Lo hanno intervistato a “La politica nel pallone” su Gr Parlamento, e si vede che Dal Pino ci ha messo un po’ a riprendersi dal trauma. E’ tornato a fare quel che sapeva, il bravo manager. Di quella parentesi della sua vita dice di “ricorda solo le cose costruttive e belle”.

Una memoria selettiva che però non gli impedisce di togliersi qualche sassolino dalle scarpe, con eleganza.

“Quando arrivai in Lega provai ad applicare metodologie aziendali. Quando accettai mi erano chiari i temi fondamentali: quello era un sistema indebitato che aveva bisogno di risorse, e bisognava apportare cambiamenti alla governance per trasformare la Lega in una media company. Pochissimo dopo il lancio di quell’idea fui contattato dai fondi, tutti i più grossi fondi del mondo provarono a entrare in Serie A mettendo sul piatto un miliardo e 700 milioni, più finanziamenti a tassi molto bassi. La media company avrebbe risolto il tema industriale del controllo del prodotto calcio. E avrebbe portato anche risorse disponibili per finanziare un sistema già altamente indebitato“.

Dal Pino parla anche della “cena segreta” con Agnelli, Gravina e altri dirigenti di Serie A, finita nelle carte dell’inchiesta Prisma:

Non era una cena segreta, di incontri così ce ne sono stati tanti. Quella cena aveva una finalità importante, in quel momento storico. Si inquadrava nei meccanismi di blocco dell’operatività della Serie A scaturiti dopo il no ai fondi. Non arrivammo nemmeno ai voti perché ci fu uno scontro con sette squadre tra cui anche Juventus e Inter, che a causa della Superlega avevano cambiato idea. In quel periodo ci fu l’asta per i diritti tv. Furono mesi difficili con l’assemblea spaccata. Eravamo disintegrati. Era un periodo molto teso, facevo le assemblee con la presenza del notaio. A quella cena c’erano Agnelli, Percassi, Scaloni, Saputo, Preziosi… si cercava di trovare un programma di rilancio comune e di far ripartire all’interno della Lega un pensiero strategico costruttivo”.

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