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Tennis a Napoli, la brutta figura e il danno di immagine sono innegabili

Però non spariamo a zero, ancora non si conosce la verità. Chi ha sbagliato, dovrà assumersi le responsabilità

Tennis a Napoli, la brutta figura e il danno di immagine sono innegabili

Tennis a Napoli

Il video girato ieri al Tc Napoli lascia spazio a pochi commenti: le condizioni dei campi erano ingiocabili e anche piuttosto mortificanti alla vista. La brutta figura e il relativo danno d’immagine alla città e al circolo sono innegabili, così come il fatto che siano stati commessi errori importanti.
Da qui però a sparare sentenze su chi meritoriamente si è assunto il rischio imprenditoriale di portare un evento tennistico la cui portata non era mai arrivata in città ne passa (i due soli spareggi di coppa Davis giocati negli ultimi trenta anni a Napoli duravano tre giorni, non nove, richiamavano meno giocatori di primissimo livello e, particolare non trascurabile, costavano anche meno agli organizzatori).
Premesso che la verità verrà fuori solo tra un po’ di tempo, ci sta da dire una cosa: chi ha lavorato in qualsiasi settore dove vengono assunte responsabilità professionali sa che ci sono competenze che vengono delegate. Nessuno può controllare tutto, anche perché non si possono avere conoscenze in tutti i campi. Adesso –  quando non si sa davvero la verità- ha diritto a commentare con disprezzo solo chi si intende di posa di manti di campi sportivi. L’azienda che ha provveduto in tal senso, leader del settore (e averla scelta è un bello sgravio di responsabilità per gli organizzatori) dovrà spiegare cosa non è stato fatto da altri, altrimenti sembrano evidenti grandi responsabilità, appunto non declinabili agli imprenditori che hanno portato il grande tennis a Napoli. Le critiche sono sempre legittime, ma bisogna sapere a chi indirizzarle: se ad esempio i bagni sono pochi o sporchi, se si creano troppe file alla biglietteria o per l’accesso ai campi, se le tribune sono scomode: su questa tipologia di problematiche chi organizza ha dirette responsabilità perché non ha pensato (o lo ha fatto male) a qualcosa. In questo caso, alzi la mano chi può dire con serenità che avrebbe mai pensato, affidandosi a una ditta celebre per la qualità dei suoi prodotti, che il campo avrebbe potuto dare problemi. Poi è chiaro, va ripetuto, che le responsabilità emergeranno col tempo, ma al momento è ingiusto e superficiale prendersela con gli organizzatori.
Per fortuna c’è ancora tempo per rimediare: camminando ieri per il circolo, la grande bellezza del sito promette possibili belle giornate di sport. Ma sparare adesso nel mucchio è facile e ingiusto.
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