Stano: «L’Islam mi ha insegnato che non esistono traguardi impossibili se li vuoi davvero»
A Sportweek: «Marciare è l’unico divieto che avrà mia figlia. Questo sport ha poca visibilità, non ti dà quello che dovrebbe»

Tokyo (Giappone) 05/08/2021 - Atletica Leggera Marcia 20 Km / Olimpiadi Tokyo 2020 / foto Imago/Image Sport nella foto: Massimo Stano
Sportweek intervista il marciatore campione del mondo Massimo Stano. Tra le varie cose che dice nella chiacchierata al settimanale della Gazzetta dello Sport, è che a sua figlia (oggi neonata, ha 20 mesi) non consentirà mai di fare la marciatrice.
«Zero, è l’unico divieto che le metterò. Questo sport ha poca visibilità, non ti dà quello che dovrebbe, anche vincere l’Olimpiade non è come farlo nei 100 metri, ci sono due pesi e due misure, è oggettivo».
Stano racconta che quando marcia è molto diverso da com’è nella vita di tutti i giorni.
«Quando marcio sono più grintoso e determinato (non che nella vita non lo sia, quando mi prefiggo un obiettivo lo raggiungo), in gara esce un po’ il mio lato animale e selvaggio. Di solito invece sono un po’ più diplomatico, di basso profilo».
Con la fatica che rapporto ha?
«La amo, mi diverto, mi galvanizzo quando faccio fatica, è inside, è una mia caratteristica».
Alla moglie Fatima, ex marciatrice, deve la sua conversione all’Islam. Ne parla.
«L’Islam mi ha aiutato a capire come certe cose, certi traguardi che pensavo fossero impossibili invece non lo sono, se lo vuoi davvero raggiungere. Questo l’ho provato anche dal lato sportivo: se fai di tutto per riuscire e se ti concentri… ce la fai. Mi ha aiutato a crescere, ecco».