A Sportweek: «Marciare è l’unico divieto che avrà mia figlia. Questo sport ha poca visibilità, non ti dà quello che dovrebbe»

Sportweek intervista il marciatore campione del mondo Massimo Stano. Tra le varie cose che dice nella chiacchierata al settimanale della Gazzetta dello Sport, è che a sua figlia (oggi neonata, ha 20 mesi) non consentirà mai di fare la marciatrice.
«Zero, è l’unico divieto che le metterò. Questo sport ha poca visibilità, non ti dà quello che dovrebbe, anche vincere l’Olimpiade non è come farlo nei 100 metri, ci sono due pesi e due misure, è oggettivo».
Stano racconta che quando marcia è molto diverso da com’è nella vita di tutti i giorni.
«Quando marcio sono più grintoso e determinato (non che nella vita non lo sia, quando mi prefiggo un obiettivo lo raggiungo), in gara esce un po’ il mio lato animale e selvaggio. Di solito invece sono un po’ più diplomatico, di basso profilo».
Con la fatica che rapporto ha?
«La amo, mi diverto, mi galvanizzo quando faccio fatica, è inside, è una mia caratteristica».
Alla moglie Fatima, ex marciatrice, deve la sua conversione all’Islam. Ne parla.
«L’Islam mi ha aiutato a capire come certe cose, certi traguardi che pensavo fossero impossibili invece non lo sono, se lo vuoi davvero raggiungere. Questo l’ho provato anche dal lato sportivo: se fai di tutto per riuscire e se ti concentri… ce la fai. Mi ha aiutato a crescere, ecco».