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Perché Chiellini va in tv e non va dai pm che vogliono interrogarlo?

Repubblica ci informa che avrebbe rassicurato i compagni sul reale accordo stipendi con la Juve e che non avrebbe risposto all’invito dei pm. Ma va in tv e pontifica di calcio

Perché Chiellini va in tv e non va dai pm che vogliono interrogarlo?
Napoli 11/09/2021 - campionato di calcio serie A / Napoli-Juventus / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Giorgio Chiellini

Ieri sera abbiamo visto in tv, a Sky, Giorgio Chiellini molto sorridente. Un po’ preoccupato per le sorti calcistiche della Juventus. Ma era lì, bello tranquillo, a parlare di calcio. Domande esclusivamente calcistiche. Come se l’inchiesta sui bilanci della Juventus non fosse mai esistita, almeno nel post-partita del Napoli non se n’è mai fatta menzione. Come se i pm non avessero chiesto l’arresto – l’arresto – di Andrea Agnelli. Poi negato dal gip. Come se lo stesso Chiellini non fosse un protagonista centrale dell’inchiesta essendo stato lui il rappresentante dei calciatori della Juventus nella trattativa sulla presunta – per i pm moooolto presunta – decurtazione degli stipendi ai tempi del Covid. Chiellini è un elemento centrale dell’inchiesta, come abbiamo letto anche oggi sul quotidiano la Repubblica (peraltro di proprietà di Elkann).

A Sky ieri sera di tutto questo, almeno quando siamo stati collegati noi, non si è mai parlato. Poi leggiamo oggi su Repubblica.

Che non si tratti di azioni cristalline è evidente per gli investigatori, che trovano la prova del raggiro in una chat dei calciatori su Whatsapp. «Ragazzi state tranquilli, vado dal presidente e firmo una scrittura a garanzia» avrebbe rassicurato il 28 marzo 2020 Giorgio Chiellini, avvertendo i compagni che però sarebbe poi uscito un comunicato stampa «diverso» da quanto pattuito, per «questioni di Borsa». Invitandoli anche «a non parlarne» con i giornalisti.

I calciatori ufficialmente avevano accettato di ridursi gli stipendi togliendo quattro mensilità (portando un risparmio di 90 milioni) ma sulla base degli accordi raggiunti, la Juventus si impegnava a pagarne ugualmente tre negli anni successivi. Nella seconda manovra si accordavano invece, con side letter, firmate da Paratici con 17 calciatori, sulle forme con cui restituire tutto: una buonuscita nel caso il giocatore cambiasse squadra, un loyalty bonus (premio fedeltà) se fosse rimasto in bianconero.

Ma sarebbero nette le divergenze tra gli accordi, quelli trovati dagli inquirenti nascosti negli studi legali e quelli depositati in Lega. Il caso più eclatante è quello di Cristiano Ronaldo, con il mistero dei 19 milioni di euro che ancora la società gli dovrebbe pagare in base a quella «carta che deve rimanere segreta». Dopo il suo addio, ad agosto 2021, è stata trovata traccia solo di una mensilità

pagata. Nulla del resto. I pm avrebbero voluto parlarne con il calciatore, che però non si è mai presentato. E quel debito così pesante e ancora in sospeso (non inserito in alcun bilancio) rischia di essere una bomba per la Juventus.

Riportiamo anche quel che scrive La Stampa (giornale sempre di Elkann).

Giorgio Chiellini (non indagato), all’epoca capitano della squadra avrebbe fatto da mediatore tra società e gruppo squadra. Scriverà a tutti di stare tranquilli perché alla fine la rinuncia sarà di un solo mese e gli altri tre saranno restituiti ma – questo il senso generale delle interlocuzioni – il giorno dopo sarebbe uscito un comunicato «diverso nei contenuti». Con l’ulteriore raccomandazione di «non parlarne coi giornali».

La domanda che ci poniamo: è giornalisticamente opportuno invitare in trasmissione a parlar d’altro un signore che – a quanto leggiamo da Repubblica (ripetiamo, giornale di Elkann) –, pur non essendo indagato, è centrale nell’inchiesta sul presunto falso in bilancio della Juventus e che si sarebbe sottratto agli interrogatori dei pubblici ministeri? Comprendiamo che in Italia, da sempre, lo sport ambisce a una extraterritorialità: quel che non riguarda strettamente il campo, non è sport. Solo da noi esiste questa strana distinzione. Non vogliamo sconfinare nella deontologia, non ci permetteremmo. Ma parliamo pur sempre di un signore che ha firmato un accordo al centro di un’inchiesta della magistratura, inchiesta dai risvolti ancora ignoti per il futuro della Juventus e del calcio italiano. Far finta che nulla sia accaduto a noi non sembra proprio il top. Magari siamo noi che siamo esagerati.

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