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Kvaratskhelia è il Van Gogh del pallone, Spalletti crea calcio (ma difenda la laicità del Napoli)

Decima vittoria consecutiva. 3-2 sul Bologna. Vittoria del gruppo con un marziano. Male Meret ma incitato dal pubblico che dà prova di maturità

Kvaratskhelia è il Van Gogh del pallone, Spalletti crea calcio (ma difenda la laicità del Napoli)

Kvaratskhelia, Kvaratskhelia, fortissimamente Kvaratskhelia. Ci perdonerà Luciano Spalletti ma noi un calciatore così forte non lo vedevamo da un bel po’. Senza tornare a Careca e a Maradona, possiamo fermarci a Cavani e Higuain. Capiamo la sacralità del gruppo ma noi facciamo i giornalisti e il georgiano è un’iradiddio. Il Van Gogh dei campi da calcio. Il che non vuol dire sminuire la forza del Napoli. Ma la vittoria per 3-2 sul Bologna porta il marchio del calciatore che oggi a nostro avviso può valere serenamente 120 milioni di euro. E probabilmente è il più forte calciatore della Serie A, se la batte con Leao e Milinkovic Savic.

Il Napoli batte 3-2 il Bologna, si conferma solo in testa alla classifica. Decima vittoria consecutiva tra Serie A e Champions. Ne segna altri tre. Porta al gol anche Osimhen che nel secondo tempo (1-1 all’intervallo) rileva Raspadori come Lozano prende il posto di Politano.

Il Napoli gioca un’ottima partita. Di grande generosità (forse anche troppa). Questa squadra deve imparare a gestirsi. Anche se sa giocare solo così, è bene che provi anche a spendere meno energie. Bisogna gestire anche i calciatori e, per quanto possibile, evitare infortuni muscolari che comunque con questi ritmi sono inevitabili.

Spalletti gioca con due squadre. Comincia con Raspadori e Politano, con Kvara. Juan Jesus al posto di Rrahmani. Ndombele per Anguissa. Il primo tempo è uno show di Kvaratskhelia che commentiamo a parte. Ma finisce 1-1 perché il calcio è strambo. Il Bologna fa due tiri in porta e segna un gol con Zirkzee ex Bayern con capello alla Sané. Il pari nel è di Juan Jesus su rimpallo fortunoso.

Guardando la strepitosa prestazione del georgiano, pensiamo: chissà se Matt Busby abbia mai elogiato o rimproverato George Best per i suoi ripiegamenti difensivi. Nell’attesa che le emeroteche di Manchester fughino i nostro dubbi, ci sentiamo di affermare che non abbiamo mai sentito elogi e/o rimproveri simili per Leao e Vinicius. Nel frattempo il numero 77, ancora una volta, conferma il proprio status di calciatore spaziale: almeno una spanna sopra gli altri che pure sono forti, ci mancherebbe.

Dove c’è Kvaratskhelia, c’è pericolo. Al 20esimo vede una verticale che gli altri nemmeno col cannocchiale: imbucata – di prima, of course – per Raspadori che sfiora il palo in diagonale. Al 23esimo entra in area e e calcia di potenza, attento Skorupski sul suo palo. Al 25esimo serve un pallone delizioso in area a Mario Rui che scarica la sua potenza di sinistro contro il palo della porta di Skorupski. Al 27esimo serve a Politano con su scritto “basta spingere” ma – come già scritto – la pozione magica è finita, e Politano è tornato Politano. E tira alto. Ma noi nel frattempo ci siamo affezionati e quindi siamo magnanimi.

Lo show di Kvartskhelia prosegue nella ripresa. Entra anche nel gol del 2-1 in avvio di ripresa. È lui a fare il vuoto sulla sinistra, entra in area, calcia forte, Skorupski devia e Lozano è bravo a girarsi e a segnare. E anche nel 3-2: è lui e a servire in profondità un pallone col contagiri a Osimhen che segna il 3-2. Siamo molto contenti sia perché Osimhen è tornato a segnare sia perché, facendogli calciare il rigore contro l’Ajax – è stato il primo a riconoscere ufficialmente il ruolo del compagno. Che oggi lo ha mandato in porta.

Il Napoli deve segnare il 3-2 perché nel frattempo Meret si è fatto beffare (una papera sì dopo due mesi alla grande) su rasoterra insidioso di Musa Barrow. Da sottolineare l’applauso del maturo pubblico del San Paolo dopo l’infortunio di Meret (che esce a vuoto nel finale). Questo è un pubblico che fa la differenza. Il pubblico sugli spalti è decisamente più maturo di quello dei social: c’è un abisso tra le due realtà. C’è spazio anche per un incrocio dei pali di Zielinski.

Il Napoli risponde alla grande alle ansie da primato in classifica. Spalletti lo gestisce benissimo. Fa entrare Elmas (bravo Spalletti, bravissimo: questa è una sostituzione da dieci) e Demme. Di Lorenzo è un treno. Kim è Kim.

Conclusi gli elogi di campo per il tecnico, non possiamo sorvolare sui suoi primi accenni di populismo. Dopo la vittoria sull’Ajax ha parlato di popolo. Ci consenta: male, molto male. Ci era così piaciuto nei giorni precedenti quando aveva sottolineato la sobrietà di Napoli e dei tifosi del Napoli che nella narrazione nazionale – alimentata da qualche tifoso di casa nostra – sono sempre quelli che vanno a lavoro cantando, mangiano gli spaghetti con le mani al suono della tarantella. Spalletti non si lasci risucchiare. Se dovesse tentennare, chiami il signor Bianchi Ottavio: ha vinto uno scudetto e una Coppa Uefa sì grazie a Maradona ma anche senza mai parlare di popolo. Spalletti difenda la laicità di questo Napoli.

Con Kvaratskhelia che nelle interviste dice di aver imparato una parola in napoletano ma di non ricordarla. E ricordi, sempre Spalletti: quelli che oggi lo osannano, sono coloro i quali volevano mandarlo via a giugno ed erano soci sostenitori del movimento A16. Difenda la laicità del Napoli, solo così può vincere. E questo Napoli può vincere. Perché ha una rosa fortissima. Un allenatore che non smette mai di creare, è il corrispettivo calcistico di De Mita. Il buon Ciriaco diceva che “lo scopo della politica è creare politica”. Ecco, “Spalletti crea calcio”. E ha giocatori importanti.

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