«Kvaratskhelia a Napoli lo si percepisce nell’aria, come ai tempi di Diego»
La Gazzetta. «Si va allo stadio per vedere come ci stupirà il nostro campione. Gli “ohhh” che sottolineano certe giocate danno il senso di uno spettacolo che diventa emozione»

Mg Verona 15/08/2022 - campionato di calcio serie A / Hellas Verona-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: esultanza gol Khvicha Kvaratskhelia
Kvaratskhelia allo stadio si percepisce negli «ohhh» di stupore che sottolineano certe giocate, certe sterzate. Perfino nell’aria, come succedeva ai tempi di Maradona. Si va allo stadio «per vedere come ci stupirà il nostro campione». Lo scrive Maurizio Nicita in un articolo pubblicato sull’edizione odierna della Gazzetta dello Sport.
«Kvaradona. Questo nomignolo-paragone non gli pesa. Ma qui non si tratta di paragonare il georgiano al grande Diego, unico e irripetibile. C’è però una cosa che può essere simile. A Napoli lo si percepisce nell’aria e anche prima della partita. Come ai tempi di Maradona, si va allo stadio per vedere come ci stupirà il nostro campione. C’è attesa per quanto potrà accadere. E gli “ohhh” di stupore che sottolineano certe giocate, certe sterzate contrarie anche ai principi della fisica, danno il senso di uno spettacolo che diventa emozione forte».
L’esempio? Il contrasto in area di rigore che ha costretto il georgiano alle cure mediche.
«È passata da poco l’ora di gioco quando l’euforia che avvolge il Maradona diventa cupo silenzio e mormorio di disappunto. Capita quando Khvicha Kvaratskhelia resta a terra toccandosi il ginocchio dopo uno scontro in area col difensore Ferrari. Osimhen, il primo a soccorrerlo, fa ampi gesti verso la panchina chiedendo ai sanitari di intervenire subito. Per fortuna un minuto dopo verrà appurato dai medici che si tratta solo di una botta, dolorosa ma niente di più».
Il giudizio di Kvaratskhelia nelle pagelle del Napolista:
«L’Italia è in mano a Giorgia ma noi per fortuna abbiamo la Georgia del Che Kvara. Per venti minuti abbiamo atteso la sua Apparizione, quasi fosse un evento soprannaturale, e lui si è manifestato laddove nessuno l’aspettava, a destra, inventando l’assist per il due a zero di Victor Victoria. Ora se parlo di calcio epico e antico spero di non essere frainteso, Ilaria, soprattutto dopo la scenata di Ten Hag ad Antony. Nel senso che vanno bene le strigliate amorevoli dello Sciamano per farlo tornare e persino per cambiargli quell’andatura a occhi bassi quando è senza palla e gli avversari offendono; vanno bene il calcio moderno e la costruzione dal basso; va bene tutto, ma il talento quando diventa genio va custodito e protetto, senza la presunzione di lobotomizzarlo e rinchiuderlo in determinati movimenti (tipica fase del sarrismo che abbiamo conosciuto). Anche perché tre o quattro giocate sono sufficienti per cambiare il corso della storia (della partita). Detto tutto questo: viva il Che Kvara e che Dio ce lo conservi a lungo (non dico tanto, mi bastano tre anni) a Napoli. A proposito di divinità: facciamoci gli auguri Ilaria, stanotte è il Natale di D10s – 9».