A Goal. «Se ripenso a Napoli mi viene ancora la pelle d’oca ma le cose nel calcio cambiano velocemente: un giorno 60mila persone urlano il tuo nome, quindici giorni dopo potrebbero insultarti»

Inizia così una lunga e bella intervista di Gonzalo Higuain a Goal.com.
«Quando ero un bambino ed ero fuori con un pallone, ho iniziato a giocarci per amore del gioco. Non l’ho fatto perché volevo essere famoso o qualcosa del genere. Da piccolo speravo che crescendo, da calciatore professionista, avrei provato le stesse cose. Poi ti accorgi che non è così. Intervengono soldi, direttori sportivi e contratti, tutte queste cose. La tua vita cambia completamente. Ho dovuto conviverci. Ho vissuto tante esperienze, alcune grandiose, altre meno, per arrivare a questo livello. Il messaggio che vorrei trasmettere a tutti quei ragazzi a cui piace giocare a calcio è che devono essere mentalmente forti, perché altrimenti non saranno in grado di arrivare in alto. Ho conosciuto calciatori non così abili ma molto forti mentalmente: sono stati comunque grado di arrivare ad un livello elevato. L’unico modo per poter avere una buona carriera è avere abbastanza forza mentale per poter raggiungere la vetta».
Il rapporto di Higuain con le squadre dove ha giocato.
«La squadra dove ho giocato più a lungo è stata il Real Madrid, poi ho giocato quattro anni alla Juve, tre anni al Napoli, poi sei mesi al Milan, sei mesi al Chelsea. Se devo giudicare in base al tempo che ho passato in un club, posso dire Real Madrid, Napoli, Juve per l’affetto reciproco che mi lega a queste piazze. Ho vissuto bei momenti in tutti i club in cui ho giocato e anche con la Nazionale».
Higuain ha giocato con Messi e Cristiano Ronaldo.
«In molti potrebbero parlare di pressione nel giocare al loro fianco, ma non sono d’accordo. Si prendono la responsabilità quando le cose non vanno bene e per me è un privilegio aver giocato con due dei più grandi giocatori di tutti i tempi e ricorderò sempre il fatto di aver giocato con loro nel loro periodo di massimo splendore a il loro picco. E ora non sono solo grandi ex compagni di squadra, ma anche grandi amici».
«A Napoli momenti impossibili da dimenticare. Sentire uno stadio pieno di persone che urlano il tuo nome dopo un gol è una delle sensazioni più belle che puoi provare da giocatore: mi viene ancora la pelle d’oca a pensarci oggi. Ma può succedere anche il contrario. Non tutto è bello nel calcio. Un giorno 60mila persone urlano il tuo nome, quindici giorni dopo potrebbero insultarti. Le cose cambiano velocemente nel calcio. Molto velocemente. Quindi nel tempo ho cercato di imparare che gli elogi non mi portano troppo in alto e le critiche non mi portano troppo in basso».
La gestione delle critiche durante la sua carriera.
«Quando sei il numero 9, in quel ruolo, sei costantemente nell’occhio del ciclone e delle critiche. Ho segnato più di 350 goal, e le persone che incontravo non mi hanno mai detto le parole che poi leggevo sui social. In quei momenti soffro, ma forse senza di loro non avrei potuto godere appieno di tutto quello che ho conquistato. A volte fai tre goal e sbagli il quarto ed è quello che ricordano, ma sono più che orgoglioso e contento del successo che ho avuto. Dai brutti momenti impari a maturare, a crescere e io personalmente non rimpiango niente. Io ho perso molte finali: Copa America e Coppa del Mondo. E ho avuto la sfortuna di essere quello che ha fallito un occasione da goal importante. Sono stati tempi duri, ma poi un anno dopo sono stato venduto per 90 milioni alla Juventus e sono diventato l’argentino più costoso di sempre. Ed proprio lì che capisci che nulla può distrarti dal tuo obiettivo».
I traguardi raggiunti.
«Sono sicuro che quando smetterò di giocare, mi siederò e penserò a tutto ciò che sono stato in grado di vincere. Sono super orgoglioso di ciò che ho ottenuto. Ho giocato per i migliori club del mondo. Ho giocato in Nazionale per nove anni. Ho giocato in Coppa del Mondo, Champions League e ho raggiunto tutti gli obiettivi che mi ero prefissato nella mia carriera. Vincere o perdere è una conseguenza; la cosa più importante è il percorso, ed è qualcosa che la gente non mi toglierà mai. Ho avuto una carriera meravigliosa».
Higuain dopo il ritiro.
«In questo momento non ci sto pensando, ma la Mls e l’America mi hanno fatto imparare come posso godermi tutto ciò che prima non ero in grado di fare. Amo mia figlia e mia moglie. La mia vita ruota attorno a loro. Sono con me nel bene e nel male. Per quanto riguarda le altre attività, mi piacerebbe magari esplorare la cucina, suonare la chitarra o imparare l’inglese, ma non ho alcuna intenzione di restare nel calcio, almeno a breve termine. È un mondo che ogni giorno diventa sempre più tossico e non mi vedo nel calcio dopo che smetterò. Voglio stare molto lontano dallo sport. Sì, lo guarderò, ma so cosa ho vissuto. Penso che sia solo un mondo a cui non appartengo tanto quanto pensavo di appartenere inizialmente. Voglio aprire la mia mente dopo il calcio e godermi la mia famiglia e la mia vita».