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Damascelli: la vera vergogna della Juve è il suo bilancio. Ma Agnelli non ne parla

Su Il Giornale. Nessun accenno alle proprie responsabilità, ma l’astuzia di difendere se stesso facendo finta di difendere Allegri, il club e la squadra

Damascelli: la vera vergogna della Juve è il suo bilancio. Ma Agnelli non ne parla
Milano 07/07/2020 - campionato di calcio serie A / Milan-Juventus / foto Image Sport nella foto: Andrea Agnelli

Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, ha parlato di vergogna, dopo la sconfitta contro il Maccabi. Vergogna per aver perso a Tel Aviv dopo aver perso con Monza, Benfica, Milan e Psg. Ma non si vergogna del bilancio in rosso? La domanda è di Tony Damascelli, su Il Giornale.

“Vergogna. Un turbamento interiore manifestato da Andrea Agnelli dopo la sconfitta, l’ultima di una serie. Vergogna per avere perso a Tel Aviv dopo aver perso a Monza, dopo aver perso con il Benfica, con il Milan, con il Paris St. Germain. C’è un’altra vergogna, più profonda e disonorevole, quella di un bilancio finanziario mai raggiunto dalla Juventus in centoventicinque anni, di cui novantanove ad oggi gestiti dalla stessa famiglia. Però questa mortificazione non è risultata tra le parole di repertorio dopo il risultato di Champions League. Nessun accenno alle proprie responsabilità, ai propri errori ma l’astuzia palabratica di distribuire fra tutti le colpe e dunque di legittimarsi, di difendere se stesso facendo finta di difendere Allegri e il club e la squadra”.

Agnelli ha fatto il paragone con Lippi, dopo il ko contro il Maccabi. Ha detto, nel difendere il ritorno di Allegri sulla panchina della Juve: «Ho visto anche grandi ritorni, penso a Lippi». Ma è un paragone sbagliato, scrive Damascelli.

“si è dimenticato di ricordare chi ci fosse alle spalle del campione del mondo, dunque Umberto Agnelli, Antonio Giraudo e Luciano Moggi, una solidità professionale e una competenza calcistica di cui nessuno, degli attuali componenti la dirigenza bianconera, dispone”.

Inutile darsi al totoallenatore, conclude. Forse l’unico in grado di risollevare questa Juventus sarebbe Capello. Più di un allenatore, una figura di “perizia, carisma e personalità, che sappia imporsi su uno spogliatoio di privilegiati, fake players, sfiduciati e male allenati”. Ma Capello

“ha un peccato originale, faceva parte della Juventus cancellata, negli uomini e nella storia, non soltanto dal tribunale di calciopoli ma dagli stessi famigliari bianconeri”.

 

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