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Stasera Tottenham-Marsiglia, L’Equipe ripercorre la carriera di Conte e Tudor: «belle storie italiane»

Ex compagni di squadra alla Juventus, saranno rivali in Champions. Il quotidiano racconta la loro storia, con le dichiarazioni di chi li ha incrociati in carriera

Stasera Tottenham-Marsiglia, L’Equipe ripercorre la carriera di Conte e Tudor: «belle storie italiane»
2022 archivio Image Sport / Calcio / Tottenham / Antonio Conte / foto Imago/Image Sport

L’Equipe ripercorre la storia di Tudor e Conte, che stasera si affronteranno in Champions con le rispettive squadre, Marsiglia e Tottenham. Definisce le loro storie “due belle storie italiane”.

Ventiquattro anni fa i loro destini si sono incrociati alla Juventus. Era il 1998, Tudor era “un promettente giovane difensore centrale”, arrivava dall’Hajduk Spalato, il club della sua città natale. Conte, “centrocampista generoso e laborioso” era già capitano. Tudor ricorda quell’epoca:

«Avevo solo 20 anni, c’erano Ferrara, Montero, Del Piero, e quindi Antonio, giocatori che erano anche preziosi come uomini. Conte era un esempio per tutti noi, in termini di comportamento».

La Juventus era una delle migliori squadre d’Europa, Conte non aveva il talento di alcuni dei suoi compagni, racconta L’Equipe, ma nello spogliatoio era un leader carismatico, come dice Narciso Pezzotti, all’epoca assistente di Marcello Lippi:

«Antonio ha scritto la storia della Juventus. Era il capitano, un riferimento, anche se alcuni erano tecnicamente molto al di sopra di lui. Aveva un grande temperamento ed era molto intelligente, dentro e fuori dal campo. Igor, d’altra parte, era piuttosto riservato, più taciturno, non padroneggiava ancora la lingua. La sua prima partita fu il Trofeo Berlusconi a San Siro, fu impressionante. Si sentiva già l’autorità, la personalità».

Tudor non lasciò, alla Juve, lo stesso segno di Conte, non solo per temperamento, ma anche per i problemi fisici che dovette affrontare. Insieme vinsero due scudetti, nel 2002 e nel 2003, per poi perdere “una delle finali di Champions League più noiose della storia”, ai rigori contro il Milan, nel 2003. L’estate seguente Conte decise di ritirarsi e sei mesi dopo anche Tudor lasciò la Juve, mentre gli infortuni lo avevano fatto finire fuori squadra. Tudor andò in prestito al Siena e ci trovò proprio Conte, assistente dell’allenatore Luigi De Canio.

De Canio ricorda:

«Ho un ottimo ricordo di questa stagione. Igor è venuto dalla Juve in una piccola squadra, ma è arrivato con tanta serietà, umiltà, che ci ha portato tanto. Non sono stato sorpreso di vederlo diventare allenatore, perché aveva già capacità organizzative, personalità e carattere. Antonio, d’altra parte, era già destinato a quella carriera, molto coinvolto quotidianamente, molto determinato. Aveva tonnellate di idee sulla professione, ero sicuro che avrebbe fatto una grande carriera. Non è stato un inizio facile, ma quando è tornato alla Juve, ha ritrovato il suo mondo».

Dopo Arezzo, Bari, Atalanta e Siena, e due ritorni in Serie A, Conte tornò a casa a Torino, per tirare fuori dall’ombra una Juve segnata dalla retrocessione in Serie B dopo Calciopoli. In tre anni vinse tre scudetti. Intanto Tudor diventava allenatore.

“Ognuno seguirà la propria strada, un viale costellato di trofei per Conte, tra Juve, Chelsea e Inter; una risalita promettente, per Tudor, passando in particolare per Hajduk, Udinese e, soprattutto, Verona, dove la stagione 2021-2022 è un successo totale in termini di gioco. Si sono incrociati una volta, nel settembre 2019, uno sulla panchina dell’Inter, l’altro all’Udinese, e Conte vinse 1-0”.

Tudor dice di Conte che «è uno dei migliori al mondo», e il collega ha parole altrettanto dolci: «Igor è un amico, un ragazzo fantastico, e sono molto felice di vederlo sulla panchina di un club importante in Europa come il Marsiglia, ha fatto un ottimo lavoro a Verona. È un grande lavoratore e le sue squadre hanno un’idea molto chiara di ciò che devono fare».

Un po’ come quelle di Conte, conclude L’Equipe.

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