“Il tennis mi ha ostracizzato e perché sono contro il matrimonio omosessuale. Ho ammirato Serena, ma non credo che lei ammiri me”

Margaret Court, 24 Slam in singolare, ha appena visto Serena Williams dire addio al tennis inchiodata ai suoi 23. Resta lì, in vetta sul monte della statistica come la tennista più vincente della storia. E dice: “Serena l’ho molto ammirata. Ma non credo che lei mi abbia mai ammirata”.
Lo dice in un’intervista esclusiva al Telegraph, che è una cosa rara. Court, che ha compiuto 80 anni a luglio, non parla quasi mai. “Ero a Wimbledon quest’anno e nessuno mi ha quasi rivolto la parola. Ho pensato: ‘Ah, interessante'”. Perché alla donna che ha vinto di più “il suo sport preferirebbe voltare le spalle”, scrive il Telegraph. In palese contrasto con lo “zucchero che ha accompagnato l’addio di Williams a New York”. Court viene “scartata come una scomoda reliquia”. “Relegata in una nota a piè di pagina del Serena Show”.
“È molto triste, perché molta stampa e televisione oggi, in particolare nel tennis, non vogliono menzionare il mio nome”, dice. “È se lo fanno è solo perché devono, perché detengo ancora così tanti record. Nel 2020, dovevo venire a Wimbledon per il 50esimo anniversario del Grande Slam. Ma poi è arrivato il Covid. Gli Open di Francia non mi hanno invitato, gli US Open non mi hanno invitato. Rod Laver ha vinto lo Slam e io sarei stata premiata allo stesso modo, ma no. Non ci ho perso il sonno”.
Court “paga” il suo essere una devota cristiana pentecostale. Nel 2012, si è pubblicamente opposta al matrimonio tra persone dello stesso sesso in Australia, e nel 2017 ha dichiarato che avrebbe boicottato la compagnia aerea di bandiera Qantas per il suo sostegno alla causa. Il contraccolpo è stato feroce, Martina Navratilova ha dichiarato: “La sua visione miope è davvero spaventosa”.
Ma la Court non fa marcia indietro di un centimetro. “Ho subito tanto bullismo. Ma dovremmo essere in grado di dire ciò in cui crediamo. Non ho niente contro nessuno. Rispetto tutti, servo tutti. Amo ancora il tennis. (…) Lo sport porta tantissimo nella tua vita”.
“Sono diventata cristiana quando ero la numero 1 al mondo. Non mi cambierai mai. Questo è ciò in cui credo e ciò che dice la Bibbia. Le persone si perdono la realtà, che può essere così meravigliosa… Ora ho 80 anni e ho avuto la fortuna di avere una famiglia meravigliosa e una chiesa meravigliosa. Ogni settimana distribuiamo alla comunità 100 tonnellate di cibo. Lo adoro. Ho amato i miei giorni nel tennis, credo sia stato un dono di Dio e amo quello che faccio oggi. Ma sono ancora vittima di bullismo da parte dei gruppi LGBT. Anche quando aiuto i poveri, alcune aziende non sono autorizzate a dare cose alla mia chiesa a causa del mio nome. Eppure hanno ottenuto tutto ciò che volevano nel matrimonio e tutto il resto. Quindi, penso: ‘Perché, quando dovresti essere così felice di averlo, perdi ancora tempo con le persone che non hanno le stesse convinzioni?’ Questo è quello che non capisco.”
Court in carriera ha vinto 1.180 partite su 1.287 giocate. Parlando di Slam tra singolare e doppio il suo record batte quello della Williams, 64-39. “Il 64, credo che nessuno lo raggiungerà mai. Serena ha giocato sette anni in più di me. La gente dimentica che mi sono presa pure due anni di pausa. Mi sono ritirata per la prima volta, come Ash Barty, quando avevo 25 anni, pensando che non sarei mai tornata al tennis. Mi sono sposata, ho avuto un bambino, ma poi ho avuto uno dei miei anni migliori, vincendo 24 tornei su 25. Sono tornata dopo due bambini! Dopo aver avuto il primo figlio, ho vinto tre dei quattro Slam. E da allora Serena non ha vinto uno slam…”.
“Ho vinto 11 Australian Open. Sento spesso Billie Jean dire che i giocatori non venivano in Australia nei miei primi anni. Ma Maria Bueno, la numero 1 del mondo, l’ho battuta. E così Christine Truman, Ann Haydon, Darlene Hard. Inoltre, l’Australia ha avuto dei giocatori meravigliosi. Avevamo cinque ragazze nella top 10. Lesley Bowrey ha vinto due Open di Francia. Molte delle ragazze australiane oggi non superano i quarti o le semifinali”.
“Mi piacerebbe giocare in quest’epoca, penso che sia molto più facile. Quanto mi sarebbe piaciuto portare con me la famiglia o gli amici. Ma non potevo, dovevo andare da sola o con la nazionale. Non avevamo psicologi o allenatori con noi. È un mondo completamente diverso. Questo è ciò che mi delude: che i giocatori di oggi non onorano il passato del gioco”.