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Alla metro di piazza Garibaldi funziona una macchina dei biglietti su cinque

Due sono palesemente fuori servizio. Una non funziona, l’altra non dà il resto. La quinta, però, va!!!! I turisti come il tizio di Berlino cantato da Lucio Dalla

Alla metro di piazza Garibaldi funziona una macchina dei biglietti su cinque

Arrivare a piazza Garibaldi la domenica intorno alle 13 di ritorno da Roma (non da Francoforte). Il giorno prima a Roma, come al solito, a Termini abbiamo trovato i tradizionali distributori automatici di biglietti nei pressi dell’ingresso della Metro (che è passata anche dopo un minuto, vabbè). Rientrati a Napoli, ci siamo diretti verso l’ingresso della Linea A della metropolitana sicuri che in questi mesi la giunta del sapere avesse provveduto a creare un sistema capillare e scandinavo di vendita automatica di biglietti.

Con nostro stupore ci siamo imbattuti in due file che ci ha ricordato quelle per la vendita dei tagliandi di Napoli-Real Madrid. Una fila si dirigeva verso tre “macchinette”, l’altra verso un gazebo dove erano in vendita anche biglietti per Ercolano e Pompei (e, ne siamo certi, anche quelli della Linea 1).

Poiché siamo irresistibilmente attratti dall’azzardo, ci mettiamo in coda alla fila per i distributori automatici e avanzando scopriamo che la fila non si divide perché un solo impianto distribuisce correttamente i biglietti. Gli altri sono definiti fuori servizio dal passaparola.

Attendiamo il nostro turno mentre gli stranieri commentano: “one machine”.

A questo punto ci scatta l’orgoglio d’appartenenza. Forti di avere la giunta del sapere alla guida della città, senza indugi ci dirigiamo verso gli altri due distributori. Ora gliela facciamo vedere noi a questi stranieri. Proviamo la prima ed effettivamente è illusoriamente accesa, con tutte le lucine verdi. Selezioni la lingua, il biglietto, poi il metodo di pagamento. E quando sei pronto a girarti e a dire a tutti che «no, non ne funziona solo una», il display ti dice che non va né in contanti né con le carte. Altre modalità – tipo credito a fiducia – non sono previste.

Non ci arrendiamo e passiamo alla terza. Qui selezioniamo il biglietto, un euro e 20, ci chiede i soldi e gli diamo il nostro euro e 50. Il biglietto esce! Abbiamo vinto, il resto però non c’è. Quindi se hai un euro e 20, lo acquisti e viaggi, altrimenti devi prenderlo a prezzo maggiorato. Avanziamo 30 centesimi dall’Anm.

Proviamo a parlare ai turisti della giunta del sapere, di Federico II, proviamo a dir loro che né la cultura né la vivibilità di una città possono misurarsi a obliteratrici o distributori automatici di biglietti. Reagiscono con lo stesso sguardo che aveva nel centro di Bologna quel turista di Berlino cantato da Lucio Dalla.

Sconfitti, facciamo il giro per andare a prendere la metro e ci imbattiamo in altri due distributori: entrambi palesemente fuori servizio, sbarrati, con tanto di cartelli. E concludiamo che a piazza Garibaldi su cinque distributori di biglietti ne funziona soltanto uno. Ma, ne siamo certi, è solo un modo per consentire alle persone di leggere di più. La cultura è fondamentale.

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