Pecci: «Gli stadi pieni non fanno la differenza, se un giocatore è un professionista non si fa intimidire»
Al CorSport: «Oggi il problema è la qualità dei giocatori. Uno che è abituato a fare questo mestiere, va in campo e basta, senza tenere conto dell'atmosfera»

La Spezia 22/05/2022 - campionato di calcio serie A / Spezia-Napoli / foto Image Sport nella foto: tifosi Napoli
Il Corriere dello Sport dedica un approfondimento alle campagne abbonamenti delle big del campionato. I tifosi hanno voglia di tornare allo stadio, lo dimostrano i dati relativi agli acquisti dei tagliandi. Sul tema il quotidiano sportivo intervista Eraldo Pecci.
Il “fattore campo” può rappresentare un’arma decisiva?
«Non ho mai creduto che la quantità di persone presenti in uno stadio fosse così importante per un professionista. Uno che è abituato a giocare e fare questo mestiere, tutte le volte che deve andare in campo ci va e basta, senza tenere conto dell’atmosfera. Poi è chiaro, se si fa il paragone con il passato, oggi ci sono giocatori meno bravi rispetto a quelli di un tempo e qualcuno magari si può intimorire, fa parte del proprio carattere. Se in campo scendono Platini, Zidane, Maradona o Rummenigge non li intimorisci, ma se magari arriva un ragazzotto dalla Grecia o dalla Svezia fa più fatica. Oggi il problema è la qualità dei giocatori. Se la gente riesce ad alterare il loro stato d’animo allora può anche influire, ma quando fai il professionista generalmente il pubblico non è determinante. Chiaramente fa la sua parte, a volte capita anche che influenzi le decisioni dell’arbitro, sono però cose rare».
L’affetto del pubblico non aiuta in campo?
«La tifoseria non è così fondamentale se la si relaziona ai risultati ottenuti. Per vincere ci vogliono i giocatori buoni, hai voglia a urlare se in campo c’è gente che non sta in piedi e cade a terra al minimo contatto, una cosa che capita sempre più spesso in Italia. Ecco, magari il ritorno della gente sugli spalti potrebbe aiutare a far vergognare questi giocatori e spingerli a restare un po’ di più in piedi senza buttarsi».