Mauri: «In Mls se perdi o se vinci è lo stesso. I soldi sono importanti, ma sentirsi giocatori lo è di più»

L'ex Milan intervistato da Gianluca Di Marzio: «Magari come strutture e ingaggi sono pronti, ma il contesto non è paragonabile»

mauri sulla mls

Db Bologna 04/06/2021 - amichevole / Italia-Repubblica Ceca / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: esultanza gol Lorenzo Insigne

Gianluca Di Marzio intervista l’ex centrocampista del Milan, José Mauri, ora svincolato.

Mi alleno da solo da aprile, da quando ho lasciato gli Stati Uniti. Ho detto al mister che non avevo nulla da fare lì, ho salutato tutti e me ne sono andato. Poi qualche giorno di vacanza e sono tornato in Argentina ad allenarmi: 5 giorni a settimana, la mattina in palestra, il pomeriggio in campo. Sono seguito da un preparatore personale e ogni tanto mi alleno con la piccola squadra del paese, lo Sportivo”.

Sulla sua esperienza in Argentina:

“Il calcio argentino fino a quel momento l’avevo visto solo in tv. Al Talleres ho trovato una tifoseria molto passionale, dopo quelle delle grandi di Buenos Aires c’è la loro. Uscire dal tunnel e vedere la gente sugli spalti è la cosa più bella. A livello di stadi e giocatori, l’Europa è 10 volte meglio e non è paragonabile. Ma qui i protagonisti sono i tifosi. Giocare la Copa Sudamericana o il campionato locale, e vedere le tifoserie che cantano è roba che non si può spiegare, ma solo vivere. Era un’esperienza da fare, non ho rimpianti. Ho lasciato l’Argentina perché ci sono state delle vedute diverse con il presidente del Talleres. Mentre l’allenatore voleva che rimanessi”.

Sull’esperienza in Mls

“Mi parlavano di un campionato in un modo e invece si è rivelato lì tutt’altra roba: non sono passionali, ero abituato all’Italia o all’Argentina dove si vive il calcio con passione. Era tutto più freddo e non mi sono mai sentito un calciatore, avevo perso quel fuoco che avevo: i soldi sono importanti, ma sentirsi giocatore lo è di più. Magari come strutture e ingaggi sono pronti, ma il contesto non è paragonabile. Il campionato non è male, ci sono giocatori forti: Bernardeschi, Insigne e Criscito vivono in un’altra città e per degli italiani magari può essere un’esperienza positiva. Io sono andato in una città che non ha praticamente nulla di turistico. Sono arrivato con una motivazione e poi invece mi sembrava che stessi lì a lavorare: se perdevi o vincevi una partita era lo stesso”.

Sulla grande stagione del Milan e su Paolo Maldini

“Do tanto merito a Maldini e gli ho fatto i complimenti di persona. Quando sono stato lì ho visto i giocatori molto motivati e ho trovato un ambiente molto cambiato rispetto a quando c’ero io.  Sono felicissimo per i compagni come Kessié, Calabria o Romagnoli, ma più che altro per le persone che lavorano dietro le quinte. Nessuno è più felice di loro per questo titolo. Su Paolo posso dire che non si rende conto di quanto sia grande e gliel’ho detto. Maldini che ti guarda all’allenamento ti mette pressione. Lui ha grande merito sul mercato, ma solo la sua presenza secondo me ha migliorato tutto”.

Sul suo futuro

“L’idea è tornare in Europa, meglio se in Italia perché è un campionato che conosco e dove sono cresciuto. Ho parlato con un paio di club tempo fa, ma non sapevano ancora quale categoria avrebbero fatto quest’anno. Io prima di tutto voglio tornare ad essere calciatore e sono molto motivato. Mi sento pronto. La Serie B sarebbe un’esperienza da vivere, poi ci sono grandi squadre quest’anno”.

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