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Savicevic: «Allegri era un centrocampista lento. I migliori giocatori dei miei tempi erano Maldini e Baresi»

A Sportweek: «Dovevo vincere il Pallone d’oro, ma lo diedero a Papin. Perse la finale, ma era francese… Il Milan mi ha dato molto, io potevo fare di più».

Savicevic: «Allegri era un centrocampista lento. I migliori giocatori dei miei tempi erano Maldini e Baresi»

L’ex storico calciatore del Milan Dejan Savicevic, oggi presidente della Federazione calcistica del Montenegro, ha rilasciato un’intervista a Sportweek. Ha fatto anche il ct. Gli chiedono se ha mai pensato di tornare in panchina.

«All’inizio, un po’. Da diverso tempo non mi interessa più. Troppi procuratori, troppo stress, troppe teste da mettere insieme».

Trent’anni fa, nel 1992, passò dalla Stella Rossa al Milan.

«Dovevo andare alla Juve, poi alla Roma, poi al Monaco in Francia. Io ero alla Stella Rossa, stavo bene. Avevamo vinto la Coppa dei Campioni, battuto il Marsiglia a Bari. Dovevo vincere il Pallone d’oro, ma l’hanno dato a Papin. Ha perso la finale, ma era francese…».

Alla fine, appunto, andò al Milan per 10 miliardi di lire. Racconta che l’inserimento non fu facile.

«È stata dura, non ce la facevo. Stavo diventando matto, volevo tornare a casa. Avevo qualche problema fisico e davanti c’erano quei tre: Gullit, Van Basten e Rijkaard. Sai, c’erano quelli, non so se mi spiego…».

Ma proprio tutto storto?

«Un incubo. La lingua, la città, il cibo, i compagni, il campionato diverso. Mi ha aiutato molto Boban. Mi diceva: “Ehi, non fare lo scemo, tu sei il più forte di tutti, non puoi scappare. Vedrai, giochi e spacchi tutto”».

La prima partita fu a Pescara. Il Milan vinse 5-4.

«Ricordo tutto. Anche i gol, i primi due minuti. Il primo l’ha segnato Allegri, poi ha pareggiato Maldini, poi ne ha fatti un sacco Van Basten. Sai, Van Basten ne faceva tre o quattro per volta».

Van Basten, che ha smesso di giocare troppo presto.

«Sì, e non sappiamo cosa abbiamo perso. Ibrahimovic ha detto che era l’attaccante perfetto, il suo idolo fin da bambino. Capello alla Juve faceva vedere a Ibra i video dei suoi gol. Io li vedevo in diretta. Ha ragione Boban: Marco è il dio dei centravanti».

Allegri e Maldini ci sono ancora, ci sono sempre, icone del calcio italiano. Ricordi l’Allegri giocatore?

«Poco, era un centrocampista lento. L’allenatore invece è un fuoriclasse, capisce il calcio e i calciatori, ha vinto tanti scudetti e ne vincerà ancora».

Paolo Maldini?

«Lui e Baresi erano i più grandi giocatori italiani dei miei tempi. Paolo adesso è un bravissimo dirigente, ha tanta esperienza, ha vinto il campionato. Ha il Milan dentro».

Dice di essere ancora tifosissimo del Milan. E che i rossoneri hanno meritato lo scudetto.

«Perché abbiamo giocato con continuità. Forse in certi momenti della stagione non eravamo i più forti, ma c’era un allenatore straordinario. Veramente. Il merito è di Pioli. Per me è stato più bravo di Sacchi, Capello, Zaccheroni, Ancelotti, Allegri. Loro avevano tutti grandissimi campioni. Gullit, Van Basten, Baresi, Weah, Boban, Shevchenko, Kakà, Pirlo, Seedorf, Ibrahimovic. Lui aveva un giovane gruppo da modellare e aiutare. Ecco perché ha fatto l’impresa più grande».

Ha gestito la squadra con «grande capacità e umanità». Gli allenatori dei suoi tempi erano diversi.

«Erano altri momenti e altro calcio. In Italia, allora c’erano i più bravi e il campionato era il migliore d’Europa, se non del mondo. Era difficile giocare, avere un posto in prima squadra, dovevi correre e adattarti».

Chi può battere il Milan campione d’Italia?

«Le solite favorite, Inter e Napoli. Vediamo come finisce il calcio mercato, come si schiereranno, quali problemi avranno: non è facile mettere insieme tanti campioni, tante teste. Io credo nel ritorno della Juve, perché ha talenti come Chiesa. Questo ragazzo mi piace molto, forse è il miglior giocatore italiano, quando scatta ti dà la scossa. Suo padre Enrico era ancora più bravo. Lo ricordo nella Cremonese e nella Sampdoria».

Su Zaniolo:

«L’ho visto qualche volta in tv e a Tirana nella finale di Conference League. Me lo aspettavo più… più, diciamo, giocatore. Lui e Pellegrini non mi hanno convinto. Alla fine Mourinho esultava come se avesse vinto la Champions. Ma Mourinho, che resta un allenatore top, è anche un buon attore. Ha sfondato in Italia e in tutta Europa, sarà ricordato come un grande».

Dejan Savicevic come sarà ricordato?

«Ho fatto cose buone, altre meno. Il Milan mi ha dato molto, io forse potevo fare di più. Mi dispiace per la finale di Vienna nel 1995. Mi ero infortunato, magari giocavo contro l’Ajax e vincevamo. E per l’ultima stagione, quella del ritorno di Capello. È stata triste e brutta, poi Bergomi mi ha fatto male in un derby di Coppa Italia e non sono più stato bene. Ma il primo anno eravamo in sei stranieri e si poteva giocare solo in tre. Non era per niente facile vivere in quel clima».

 

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