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Sacchi contro Coverciano: «Con le regole di oggi non sarei ammesso, l’Italia è il Paese del clientelismo»

Alla Gazzetta. Servono un tot di partite in Serie A o B per essere ammessi. «Io, Zeman, Mourinho, Eriksson non potremmo. Siamo prigionieri del passato»

Sacchi contro Coverciano: «Con le regole di oggi non sarei ammesso, l’Italia è il Paese del clientelismo»
Db Cesena 07/06/2022 - Uefa Nations League / Italia-Ungheria / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Arrigo Sacchi

Arrigo Sacchi concede alla Gazzetta dello Sport un’intervista in cui contesta il metodo di Coverciano dove, come scrive il quotidiano

Chi vuole ottenere il patentino da allenatore di Prima Categoria Uefa Pro, cioè il massimo, deve avere nel curriculum un certo numero di partite giocate in B, in A o in Nazionale.

Sacchi, lo sa che lei non avrebbe il patentino, stando alle regole attuali?

«Lo so, e questa è una situazione ridicola, oltre che ingiusta. Non capisco: ma per essere un bravo fantino devo essere stato un cavallo? Qual è il criterio? Io avrò fatto onore al calcio italiano o no? Eppure non ho mai giocato oltre la Quarta Serie. In questo sistema sento lo sgradevole puzzo delle consorterie e del clientelismo, che sono cose tipicamente italiane».

Come risolvere il problema?

«C’è un solo metodo: liberalizzare. Il nostro calcio ha bisogno di rinnovarsi per continuare a generare interesse. E per rinnovarsi ci vogliono le idee. (…) Si deve svecchiare l’ambiente, aprire le porte e le finestre, fare entrare aria fresca. Altrimenti resteremo sempre prigionieri del passato e dei soliti luoghi comuni».

Sacchi fa l’esempio di Davide Ancelotti.

«Ma lo sapete che il figlio di Ancelotti non è stato ammesso a Coverciano? Lui non ha mai giocato in A e nemmeno in B, ma è da diversi anni che fa il secondo di suo padre e mi pare che abbia contribuito non poco ai successi del Real Madrid: basta leggere che cosa dicono di lui i giocatori. Bene, per avere il patentino di Uefa Pro è dovuto andare in Scozia. Vi sembra normale? Ma dove crediamo di arrivare se continuiamo a mettere delle barriere? Ci sono gli esempi del sottoscritto, di Zaccheroni, di Zeman, di Mourinho, di Eriksson, di Klopp: non mi risulta che siano stati giocatori di alto livello, eppure sono grandi allenatori».

Perché accade tutto ciò?

«Perché l’Italia, in tutti i campi, è un Paese che non premia il merito e dove è impossibile fare squadra.

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