«Madonna voleva fare il remake di ‘Travolti da un insolito destino’, mi invitava ai concerti per convincermi»
Giancarlo Giannini a Il Giornale: «Pasqualino settebellezze è esistito davvero. Il segreto sul set? Per Marlon Brando era non leggere mai la sceneggiatura».

Il Giornale intervista Giancarlo Giannini. Avrà una stella alla Walk of Fame di Hollywood.
«È una grande soddisfazione. Sarò il secondo attore italiano ad averla. Nel 1960 ne fu assegnata una postuma a Rodolfo Valentino».
Meglio una stella o avrebbe preferito un Oscar?
«Non ho dubbi. La stella. La vedono tutti e resta per sempre».
Che rapporto ha con i premi?
«Fanno piacere ma guai a inseguirli. In Italia ho preso sei o sette David però, stranamente, a Venezia non mi hanno mai dato nemmeno un gatto nero (ride)».
Nessuno è profeta in patria.
«Esatto. Sa che cosa le dico… meglio così».
Eppure sfiorò un Oscar con Pasqualino settebellezze.
«Gli americani sono difficili da convincere. Si aspettano sempre lo stesso stereotipo dell’italiano, mentre io ho recitato caratteri diversissimi come il siciliano o il napoletano, che in comune non hanno niente».
Il film è stato appena restaurato.
«Sono molto affezionato a Pasqualino perché è una storia vera che abbiamo scoperto quasi per caso. E io, quell’uomo, l’ho conosciuto davvero. Poi l’ho pure interpretato. Stavamo girando Mimì metallurgico ferito nell’onore a Cinecittà e, negli studi, si aggirava un signore con una tanica sulle spalle che vendeva bicchieri d’acqua fresca per cinque lire. Non lo conoscevamo, però sapevamo che era stato in carcere e, siccome avevamo anche noi una scena in galera, gli abbiamo chiesto cosa si fa in cella. Da lì nacque una strana amicizia. Entrammo in confidenza, al punto che il vero Pasqualino compare in Mimì metallurgico. Lo si vede quando annuncia l’arrivo del boss mafioso interpretato da Turi Ferro. È proprio lui ad aprire lo spiraglio. In quell’occasione cominciò a raccontare la sua storia. Disse di essere ebreo, ricordò la sua esperienza nei campi di concentramento, il suo ruolo di kapò pur di salvarsi. Il ritorno a casa dove lo credevano morto e il suo stupore nello scoprire che tutte le sorelle si prostituivano. E questo è il meno… Su tanti particolari abbiamo dovuto sorvolare. Troppo ribrezzo».
Ad esempio?
«Episodi di cannibalismo nel lager».
Perché «settebellezze»?
«Era un uomo molto brutto ma aveva successo con le donne. Piaceva. Per questo a Napoli dicevano “tien ‘e settebellezze”. Il mistero del maschio che ha fascino benché esteticamente respingente».
Continua:
«Mentre Pasqualino parlava, ho registrato tutto. E l’ho fatto ascoltare a Lina. Farlo diventare un film è stato un attimo».
Gli chiedono se quando recitava leggeva i copioni. Risponde:
«Fino all’ultima riga ma forse sbagliavo. Un giorno chiesi a Marlon Brando quale fosse il suo segreto. Mi rispose di non leggere mai la sceneggiatura».
Fu lui a sconsigliare qualcosa a lei?
«Non proprio ma quasi. Mi offrirono di fare il remake di Travolti da un insolito destino e al posto della Melato doveva esserci Madonna, perché era un remake americano. Io non volevo, lo avevo fatto con Mariangela. Era un film difficilissimo. Madonna mi invitava a tutti i concerti per cercare di convincermi, finché si arrese. Ma riprese l’assalto con mio figlio Adriano».