ilNapolista

La presentazione kolossal di Dybala è una pugnalata auto-inferta al disfattismo napoletano

Giornali impazziti per l’evento all’Eur. Scene ormai da noi dimenticate. A Napoli è rimasto solo il potere di farle fallire, le feste

La presentazione kolossal di Dybala è una pugnalata auto-inferta al disfattismo napoletano
Roma 26/07/2022 - presentazione nuovo acquisto A.S. Roma Paulo Dybala / foto Image Sport nella foto: Paulo Dybala

Pare anticlimatico, a Napoli, mettersi a guardare che combina la Roma. Non è il caldo (a Roma si brucia, persino letteralmente), è la depressione. Il disfattismo sistemico, ambientale. Per cui, i video della presentazione di Dybala all’Eur fanno l’effetto contundente che tutti i malati d’afflizione ben conoscono: l’altrui gaudio è una pugnalata, ma auto-inferta. Noi VOGLIAMO vedere Dybala osannato come manco Falcao, perché per contrasto possiamo poi vestire i panni delle vittime. Hai visto che felicità, a Roma? Che cos’è la felicità? Te la ricordi?

Va misurato, l’entusiasmo romano. E’ un fenomeno affascinante, a tratti un po’ surreale. E per farlo basta sfogliare i giornali, perfetti nel trasmettere il trambusto emozionale per l’accoglimento dell’attaccante reso dalla Juve. Nella Capitale hanno aperto il pacco e dentro c’hanno trovato Messi, all’incirca. Perché, come giustamente scrive sul Corriere dello Sport il condirettore Alessandro Barbano, “se le parole hanno il dovere della misura, le mute magie del campo abbiano la libertà dell’eccesso”.

Per cui, lo stesso Barbano usa una misura fuori scala per “cantare” l’evento:

Un affidamento così incondizionato somiglia a una conversione. Non a caso ha richiesto due officianti speciali. Il primo è un tecnico dal magistero pastorale come Mourinho. Il secondo è un campione dal carisma inossidabile come Totti. La loro moral suasion è stata penetrante, continua e, alla fine, decisiva”.

“La cerimonia maestosa dell’Eur suggella un’incoronazione. La cornice neoclassicista e insieme futurista del Palazzo della civiltà del lavoro è una porta tra lo sport e lo spettacolo, tra la storia e l’ignoto. Da domani ogni tocco di palla del sublime argentino avrà qualcosa di sacrale“.

Non c’è – non può esserci – continenza per una celebrazione di tale portata. A Napoli una roba del genere non la si vede da lustri. E, chissà, forse per un mancino argentino De Laurentiis avrebbe rotto la tradizione del tweet di benvenuto per produrre invece un baraccone simile. Il Napoli è pur sempre il club dei video nostalgici, degli sguardi corrucciati all’orizzonte mentre l’ex bandiera di turno saluta ammirando il Golfo perduto. La Roma nel frattempo dà lezioni di cinema in entrata. Cinecittà non è lì per caso.

I giornali, dunque. Se noi abbiamo il Vesuvio, loro hanno Totti. E lo usano, perché lui si fa usare. Appena chiuso il doloroso capitolo del divorzio (è andato a vivere con la “nuova fiamma”, amen), eccolo che torna protagonista in contumacia. C’è lui – e Mourinho, ovviamente – dietro il fatale sì di Dybala. Sempre il Corriere dello Sport gli rende merito, con malcelata sobrietà:

Totti è come Han Solo che va per la sua rotta e poi torna a velocità iperluce per l’assalto alla Morte Nera. Come il cane Buck che non resiste al richiamo selvaggio del branco. O, più gentilmente, è solo un uomo che torna a casa, dopo tanto tempo, sapendo che prima o poi lo faranno entrare. E tutti si abbracceranno. Nel frattempo, guarda. Sorveglia. Interviene. Per amore, solo per amore

E se qualcuno di voi anime sterili se la ridesse sotto i baffi pensando che Dybala un mercato al di fuori della Serie A non ce l’ha, pur pretendendolo, beh no. Rinsavite. Per Repubblica Dybala è “un giocatore che ha patito fino alle lacrime la separazione dalla Juve e in seconda battuta ha atteso le decisioni dell’Inter”,  e “il modo in cui è già entrato visceralmente sotto la pelle del tifoso giallorosso ha del miracoloso”.

Tutto il teatro allestito dalla formidabile macchina PR della Roma smentisce i miscredenti. La presentazione del numero 21 alle 21:21 (ma l’hanno fatta il 27, con colpevole ritardo) davanti al Colosseo quadrato è una perfetta rappresentazione simbolica di uno stacco netto col passato: non il 10, il 21. Non il Colosseo tondo, quello quadrato. Però la gioia è viscerale: “Una mezz’ora di amore puro a cura di diecimila romanisti riuniti davanti al Palazzo della Civiltà Italiana, oggi quartier generale di Fendi, attraversato per l’occasione da mille fasci di luce”, scrive la Gazzetta dello Sport.

A Roma hanno ritrovato il gusto per la Grande Bellezza, della festa purchessia. Mentre a noi è rimasto solo il potere di farla fallire, volendo.

ilnapolista © riproduzione riservata