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Giovanni Storti: «Che libertà con la Gialappa’s… La prima volta che feci il geco sul muro stavo per morire»

A La Verità: «Ci venne l’idea mentre interpretavamo gli arbitri. Lo abbiamo fatto in modo artigianale, con un muletto che mi teneva sospeso sulla parete».

Giovanni Storti: «Che libertà con la Gialappa’s… La prima volta che feci il geco sul muro stavo per morire»

Su La Verità un’intervista a Giovanni Storti, membro del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Ha iniziato partendo dai locali milanesi, attraverso i teatri e poi in tv con Mai dire Gol!, fino al cinema. Ricorda i rapporti con la Gialappa’s.

«Tra noi e la Gialappa’s c’era molta sintonia comica ed enorme libertà di sperimentare le proprie idee. Per far capire, mentre una volta interpretavamo gli arbitri, mi venne l’idea di fare il geco appeso alla parete. Anziché dirmi che ero uno scemo mi hanno detto: proviamo! Lo abbiamo fatto in modo artigianale, con un muletto che mi teneva sospeso sulla parete. Quella volta ho rischiato la vita, ma mi sono divertito un sacco».

Ricorda come sono nati «i sardi»?

«Frequentavamo molto la Sardegna, facevamo dei tour di spettacoli e a me ha sempre affascinato quella lingua così difficile, che cambia continuamente. Una sera eravamo a cena con la Gialappa’s e loro mi inzigavano per inventare qualcosa, chiedendomi come si chiamava per esempio il bicchiere in sardo. E se piove, come cambia il nome? dicevano. Così, scherzando, è nata l’idea di Nico e di tutte quelle parole inventate».

Anche «i bulgari» avevano un che di esotico. Ma in quel caso non parlavano.

«L’idea ci è venuta in un modo assurdo. Io e Aldo eravamo a Zanzibar a fare spettacoli in un villaggio turistico e abbiamo visto un gruppo di neri che facevano acrobazie, ma erano talmente scalcagnati che facevano ridere. Così ci è venuto in mente di prendere spunto e imitarli. Lo abbiamo fatto tra l’altro quando eravamo lì e loro non erano molto contenti, ma proporre questo circo sgangherato ha funzionato benissimo».

Avete mai litigato?

«Tantissimo, ma la maggior parte delle volte per delle cazzate. Ricordo quando Giacomo una volta mentre facevamo uno sketch allo Zelig si è incaponito che voleva usare un tappetino di un certo colore. Si è arrabbiato, è andato via e poi è tornato dopo dieci minuti e ci siamo messi a ridere. Siamo come bambini. Per fortuna anche dopo le litigate più tremende andiamo a casa e rimaniamo amici».

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