ilNapolista

«Gianni Agnelli si faceva pagare il conto al ristorante con la scusa che girava senza contanti»

Ljuba Rizzoli a Vanity Fair: «L’Avvocato veniva a trovarmi quando mio marito non c’era: la governante gli segnalava il via libera. Non era il mio tipo, era troppo raffinato»

«Gianni Agnelli si faceva pagare il conto al ristorante con la scusa che girava senza contanti»
1985 archivio Storico Image Sport / Juventus / Giovanni Agnelli / foto Aic/Image Sport

Vanity Fair intervista Ljuba Rizzoli,  moglie dell’editore Andrea Rizzoli. L’articolo è ripreso da Dagospia. Ha 90 anni, racconta la sua vita, passata tra vip, serate folli e una ricchezza immensa, ma anche tanto dolore. La figlia, Isabella, nata quasi per miracolo, dopo che in seguito ad uno stupro i medici la avevano dichiarata sterile, si è suicidata a 22 anni.

«Ho smesso di vivere nel momento stesso in cui ho visto il suo corpo sul marciapiede sotto casa. Come potrei anche solo pensare di fingere felicità sapendo che lei non c’è più? Dopo tanti anni sono però arrivata a una pace relativa: Isabella ha voluto liberarsi dei suoi mali. È stata coraggiosa».

A Montecarlo, dice, si sente a casa.

«Conosco chiunque e tutti mi vogliono bene, compreso il mio adoratissimo principe Alberto. Certo la mondanità non è più quella di una volta, ai miei tempi nessuno si sarebbe mai azzardato di uscire dopo le 17 se non apparecchiato da gran sera…».

Per molto tempo è stata considerata una cacciatrice di dote.

«Me ne sono sempre fregata, mi creda. È vero, sia Tagliabue che Rizzoli mi hanno dato agi e ricchezze esagerati, ma non mi sono innamorata di loro per i soldi. I belli o quelli della mia età non mi sono mai interessati, cercavo piuttosto una figura paterna».

Sul padre:

«Sono giunta alla conclusione di non aver mai amato mio padre. Vede, mi capita spesso di sognare le persone a cui ho voluto bene, ma mai mio padre. Era severo e possessivo, voleva a tutti i costi farmi sposare un certo Peppino che aveva una fabbrica di fuochi d’artificio a Napoli. In fondo non credo volesse la mia felicità. Le dico solo che la sera prima di sfilare per Miss Italia mi rasò i capelli nel sonno deturpandomi».

Nel suo passato c’è anche Gianni Agnelli.

«Casa nostra era sempre aperta per lui. Andrea era un po’ geloso, per questo l’Avvocato veniva a trovarmi quando lui non c’era, complice la nostra governante che metteva una bandiera sulla torretta di Cap Ferrat per segnalargli che la via era libera. A differenza di mille altre donne che gli ronzavano attorno, io però non pendevo dalle sue labbra. A questa pletora di supplici dicevo sempre: “Non fatevi illusioni, per lui siete soltanto un numero, non lascerà mai Marella. E poi, con la scusa che gira senza contanti, si fa pure pagare il conto al ristorante!”».

Quindi nessun flirt?

«Ma sì, qualche coup de canapé c’è stato, ma niente che potesse compromettere la nostra amicizia. Cercavamo di essere discreti, ma un giorno il destino ci si è messo contro. Eravamo a una festa all’Hotel de Paris, a un certo punto Gianni mi dice: “Saliamo su alla suite Churchill”. Lo seguo, entriamo in quella stanza sfarzosissima dagli enormi lampadari in cristallo e ci mettiamo ad amoreggiare. Poco dopo vediamo i lampadari muoversi e tintinnare: il terremoto. Afferriamo due accappatoi e corriamo giù per le scale, ritrovandoci così nella hall nudi. Che fou rire».

Suo marito sapeva?

«Quando si ammalò, fu lui il primo a dire: “Ljuba, matrimonio open”. Andrea sapeva l’amore che provavo per lui, di non avere nulla da temere. Soprattutto con Gianni, che non era certo il mio tipo fisico. Troppo raffinato».

 

ilnapolista © riproduzione riservata