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Sabatini: «nel calcio italiano nessuno rischia per paura di perdere la poltrona. Merito la Champions»

Al Corsera: «Le questioni di principio con i procuratori sono dannose, così persi Pogba alla Roma. Il mio futuro? Ci sono segnali, qualcosa succederà»

Sabatini: «nel calcio italiano nessuno rischia per paura di perdere la poltrona. Merito la Champions»
As Roma 07/02/2020 - campionato di calcio serie A / Roma-Bologna / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Walter Sabatini

Bella intervista del Corriere della Sera a Walter Sabatini.

La fine dell’avventura a Salerno.

«È tutto figlio di un equivoco. Nel caso di Coulibaly, assurto agli onori delle cronache, rifarei cento volte tutto. Ho solo cercato di difendere un patrimonio della Salernitana, messo a repentaglio da una clausola secondo cui il ragazzo poteva liberarsi a 20mila euro in B e a 1,7 milioni in A: un accordo che ovviamente non avevo fatto io. Il presidente — perfettamente al corrente di tutto, come l’ad Milan — mi ha dato mandato di risolvere la questione perché non voleva assolutamente perdere il giocatore, e io mi sono limitato a trasferirgli le richieste degli agenti. Stava a lui decidere se accettarle o se perdere Coulibaly. In passato, sul tema delle commissioni ho fatto battaglie di principio, nobilissime ma alla fine anche dannose».

Le questioni di principio e Pogba perduto per le commissioni.

«Ho avuto scontri tremendi con agenti che esageravano. Ma, per esempio, mi rimprovero ancora quando ai tempi della Roma litigai a sangue con il povero Raiola, perché venne a chiedermi una commissione di 4 milioni su un giovanissimo Pogba. Ci insultammo a vicenda, oggi mi rammarico invece molto e sono convinto di aver fatto una cavolata colossale, perché quella era sì un’operazione eticamente ai limiti, ma alla fine avrei portato alla Roma un valore tecnico e patrimoniale enorme. Non ho avuto il coraggio di farlo. Sono le cose del calcio: c’è una questione generale sulla quale siamo tutti, o quasi, d’accordo; poi ci sono le situazioni particolari, contingenti, nelle quali bisogna pensarci un attimo e valutare la bontà dell’occasione. Il calcio, spesso, si fa affrontando certe questioni».

Il futuro.

«Guardo avanti, guardo in alto. Merito certi palcoscenici, la Champions per intenderci. Ci sono alcuni segnali, e so che succederà qualcosa».

Il calcio italiano e la Nazionale.

«È un discorso soprattutto strutturale. In Italia abbiamo troppa paura di perdere le partite, quindi la poltrona, la panchina, eccetera. Senza paura di perdere le partite si fanno giocare i 2001, 2002, 2003, ragazzi che matureranno subito per il club e per la Nazionale. Se non superiamo questa barriera culturale, il nostro calcio sarà sempre più povero».

«Se io becco un istruttore che fa la tattica coi bambini, lo prendo, lo tolgo dal campo e lo licenzio. I ragazzini devono esprimersi in libertà fino a una certa età».

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