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El Paìs: «Ceccon ha sconfitto le leggi della fisiologia. L’Italia del nuoto è l’unica che resiste agli Usa»

Il quotidiano spagnolo: «È riuscito a fare meno bracciate nei secondi 50 metri rispetto ai primi 50. L’Italia sta creando una scuola di velocisti, hanno un metodo»

El Paìs: «Ceccon ha sconfitto le leggi della fisiologia. L’Italia del nuoto è l’unica che resiste agli Usa»

El Paìs ovviamente dedica un’apertura di pagina all’impresa di Thomas Ceccon che ai Mondiali di nuoto in Ungheria ha vinto l’oro nei 100 dorso e ha stabilito anche il primato mondiale.

El Paìs si sofferma inizialmente sui baffi del nuotatore italiano, come Mark Spitz a Monaco 72.

Da allora non si ricorda, un record mondiale stabilito con i baffi. Tomas Ceccon è stato l’audace nuotatore che ha rotto l’inerzia psicologica. Lo ha fatto con calma, con equilibrio, mantenendo la stessa frequenza di bracciata dal primo metro all’ultimo della finale dei 100 dorso.

Ha vinto in 51.60, ha battuto Ryan Murphy autore di una partenza incredibile.

Murphy non nuotava così velocemente da tre anni. La sua partenza è stata pazzesca. (…) Ceccon ha mantenuto sangue freddo. Contro ogni logica di biomeccanica e fisiologia, che costringono i nuotatori ad aumentare la frequenza dei colpi quando la fatica determina una maggiore immersione del corpo in acqua, l’italiano ha dato 34 bracciate nei primi 50 metri e solo 33 nel secondo, quando la logica avrebbe voluto che fossero 35 o 36.

Al Paìs parla Raúl Arellano l’esperto di biomeccanica della federazione spagnola: «Ha nuotato con una frequenza straordinariamente bassa. È un evento molto raro ed è dovuto a una tecnica eccezionale».

Il contrasto della sua progressione armoniosa con il vistoso e schiumoso Murphy nei metri finali era evidente. Dove l’americano lottava con l’acqua, Ceccon scivolava come una tavola da surf.

El Paìs elogia l’Italia del nuoto.

L’impresa di Ceccon non sembra casuale. Lo ha dimostrato Nicolò Martinenghi con l’oro nei 100 rana. L’Italia è il paese europeo che più resiste alla supremazia degli Stati Uniti. E riesce a farlo grazie ai suoi velocisti fenomenali. A differenza della Spagna, dove ogni individuo sfrutta le proprie possibilità, gli italiani hanno creato una vera squadra.

«Abbiamo avuto un’evoluzione verso la velocità – spiega Claudio Rossetto l’allenatore che ha scoperto Filippo Magnini e trasformato la cultura del suo paese -. Abbiamo iniziato nel 2000. Fino ad allora abbiamo vinto titoli su distanze di 200 e 400 metri. Le soddisfazioni le abbiamo trovate sulle medie distanze. Ora Thomas Ceccon o Alessandro Miressi, e come loro molti altri, hanno condiviso un metodo e sono cresciuti insieme. Se non avessero gareggiato tra di loro, non avrebbero fatto questi progressi».

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