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De Masi: “La Capria diceva che a Napoli il vero intellettuale non può esserci”

Su Repubblica Napoli: “Il vero intellettuale è critico della società in cui vive, deve avere il coraggio di non essere amato da tutti e di essere lontano da tutto ciò che è istituzionalizzato. Quell’intellettuale a Napoli non c’è”

De Masi: “La Capria diceva che a Napoli il vero intellettuale non può esserci”
Scrittore italiano Raffaele La Capria. Italian writer Raffaele La Capria

La morte di La Capria. Oggi Repubblica Napoli pubblica un bellissimo scritto di Domenico De Masi di cui riportiamo due estratti.

Secondo lui, Napoli non è una città veramente colta. Lo è accademicamente e istituzionalmente, con strutture universitarie che più o meno funzionano. Intellettuali come Pasolini, come Moravia, come Calvino, a Napoli non avrebbero spazio né possibilità di vita. Il vero intellettuale è critico della società in cui vive, deve avere il coraggio di non essere amato da tutti e di essere lontano da tutto ciò che è istituzionalizzato. Quell’intellettuale a Napoli non c’è. E non c’è perché gli mancherebbe l’acqua per nuotare: «Quando eravamo a Napoli Francesco Rosi, Patroni Griffi, Ghirelli, ognuno con le proprie ambizioni, Rosi voleva fare cinema ma aveva trovato solo un posto al catasto, nient’altro gli offriva Napoli. Un intellettuale del suo calibro, che aveva in mente Mani sulla città…». Quei pochi che più o meno si possono chiamare intellettuali, sono costretti a entrare nelle istituzioni che li castreranno di quella “tendenza a spiacere” che essi debbono coltivare se vogliono essere veri intellettuali.

Ci sono delle “scuole” – di teologia, di lingue, di studi crociani, di studi filosofici – ma la vita intellettuale è un’altra cosa. A Napoli non c’è neppure molta curiosità intellettuale: non ci sono riviste, non ci sono gruppi aggregati intorno a determinate idee e a determinate battaglie culturali.

Altro aspetto della napoletanità che Dudù imputava a Napoli è la “paesanità” che, a suo avviso, è irremovibile, è una mentalità. Non basta appropriarsi di certe esperienze per essere moderni. Occorre che i contenuti concettuali, e non solo la loro forma, siano moderni. Altrimenti si può parlare soltanto di modi superficiali di imitazione. A Napoli, invece, sono stati presi pari pari i sentimenti tramandati dalle mamme, dalle nonne, dalle zie e contrabbandati, con qualche piccola astuzia formale, per arte rinnovata. Ma nessuno si è inventato, diceva Dudù, un Processo, una Cocaina, una Madeleine..

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