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Spero che Spalletti resti, anche perché vorrei riuscire a tradurlo

Mertens non ha detto nulla di strano, De Laurentiis invece ha detto tante cazzate, spero che qualcuno ci liberi di Petagna e di Politano

Spero che Spalletti resti, anche perché vorrei riuscire a tradurlo

Spalletti ruggisce e fa bene per il raggiungimento dell’obiettivo stagionale, è stato bravo, va bene. Lo stesso Spalletti non sa (o non sa dirci) perché il Napoli abbia perso così tanti punti in casa, non sa (o non sa dirci) perché il Napoli in tre partite decisive abbia fatto solo un punto su nove, e non ritorniamo sui dettagli per non incupirci. Il presidente con quell’aria da spaccone ha rilasciato interviste e dichiarazioni per una settimana, dicendo ai giornalisti “ma sono tutte cazzate”, e sono tutte cazzate quelle che va dicendo lui. Addirittura offensive le frasi sui tifosi vessati da mogli, amanti, dal capo. Maschiliste e stupide, retrograde. Escludendo dal tifo i ragazzi, le donne, gli omosessuali, le lesbiche, i trans, i divorziati, i dirigenti d’azienda e chiunque vogliamo. In fondo è sempre lo stesso clown, si dice che Napoli sia sopra le righe e lui? Guardate che le maggiori colpe da Benitez a scendere sono sue, certo ha i suoi meriti, che però (almeno per me) vengono cancellati dagli atteggiamenti dal modo di porsi, di essere. Si dice che può dire o fare ciò che vuole perché i soldi li mette lui, mi permetto di obiettare. Primo, nessuno glieli ha chiesti, secondo, cacciare i soldi non ti dà il diritto di essere volgare e offensivo, né ti rende conoscitore della città e dei suoi abitanti. Si dice che a Napoli sia impossibile fare le cose perché non cambia mai, mi permetto di obiettare di nuovo. Napoli cambia di secondo in secondo, si regge sul vuoto, sta sul mare, ha un vulcano alle spalle, la solfatara, i Campi flegrei, non può stare ferma. Si muove pure se non lo volesse, e noi – da lontano o da vicino – non ce ne rendiamo conto perché crediamo di sapere, di capire, ma non capiamo niente. Dicono Mertens non si deve permettere di dire che il Napoli fosse forte come le altre due, ma che ha detto? Niente di strano, pure io penso che il Milan non sia più forte del Napoli, anzi credo che sia meno forte, però è davanti, ci ha creduto di più, il suo allenatore è stato più bravo del nostro, tutto qui. Mertens non ha detto una parola tutto l’anno, ha segnato 11 gol e se resta, con gli stessi minuti, l’anno che viene ne fa altrettanti. Questione di scelte, bisogna scegliere.

Qualche giorno fa chiacchieravo con Massimiliano Gallo, in una delle solite telefonate che ci facciamo ogni tot di mesi, e abbiamo detto di non esserci innamorati di Spalletti, forse per motivi diversi. Abbiamo convenuto che sarà impossibile imparare a pronunciare il nome di Kvaratskhelia, però già pensarci ci ha proiettato in avanti e ha fatto sì che ci scrollassimo la polvere di dosso. Abbiamo scherzato su un immaginario confronto tra Malcuit e Phil Foden, bello eh?

Si parla molto di chi va allo stadio e sostiene o contesta, molto meno di chi allo stadio non va, come se chi non andasse (per qualunque motivo) non amasse, non sostenesse, non soffrisse. Ma dove sta scritto?

Io spero che Luciano Spalletti resti, perché ha meritato di andare a giocare la Champions League e poi voglio vederlo con qualche giocatore nuovo e poi – scusatemi – pur avendo studiato non sono riuscito ancora a tradurre ciò che dice nelle interviste, a parte il fatto che gli basti una bistecca al giorno.

Spero che qualcuno ci liberi di Petagna e di Politano, se non dal male, amen.

Questa settimana esce il nuovo romanzo di Valeria Parrella, si intitola La fortuna (Feltrinelli) ed è ambientato a Pompei, in quella Pompei, il protagonista è un ragazzo di nome Lucio. È un libro che partendo da quel passato, dalla memoria, dal tumulto, supera il limite segnato dal tempo, dallo spazio e dalle circostanze e guarda al futuro. Allora, guardiamo al futuro con il nuovo acquisto georgiano e magari, in attesa di imparare a pronunciarne il nome, chiamiamolo Lucio, così che faccia con il pallone ciò che Plinio il vecchio gli ha mostrato.

Mario Rui lo terrei, ormai gli voglio bene.

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