Jacobs: «Tortu mi batteva sempre perché ne ero ossessionato, era la mia debolezza»
Al Venerdì: «Era la mia kryptonite. Lui, predestinato, con una bella famiglia alle spalle. Non ci vuole Freud per capire cosa mi annebbiava e mi faceva soffrire».

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Sul Venerdì di Repubblica, Emanuela Audisio intervista Marcell Jacobs, campione olimpico dei 100 metri. Ha pubblicato da poco la sua autobiografia, dal titolo “Flash”. In essa parla anche della rivalità con Filippo Tortu.
«Tortu è stata la mia kryptonite. L’avversario che mi indeboliva la testa, con lui ho imparato a perdere, che è una cosa importantissima. Mi batteva sempre perché ne ero ossessionato, era la mia debolezza, e quando vuoi a tutti i costi superare un rivale, parti giù sconfitto. Le nostre storie sono opposte, non c’è nulla di male ad essere diversi. Ma la vita spesso fa male anche in corsia: lui il Cigno Bianco, io il Cigno Nero. Lui, predestinato, con una bella famiglia alle spalle e in più con un padre allenatore, sempre accanto a lui, io con un padre che non ho conosciuto fino al 2008, che non sapevo nemmeno disegnare tanto mi era sconosciuto, e comunque distante in America. Non ci vuole Freud per capire cosa mi annebbiava e mi faceva soffrire».
Racconta di essere pigro e lento, nella vita privata.
«Io nella vita sono pigro e lento, lo so che tutti pensano che gli sprinter sono dei nevrotici, ma anche Bolt ha la mia stessa tendenza, alla mia prima gara non mi sono allacciato le scarpe e ho vinto con un piede scalzo, anche Usain ai mondiali juniores non riusciva a infilarsi una scarpa anche perché stava mettendo la sinistra nella destra. Ma io mi addormento ovunque, non ho nessuna difficoltà a prendere sonno, però sono sensibilissimo ai bambini, nel senso che se di notte uno di loro si muove, io mi sveglio».
Sulle sfide del futuro:
«Esordirò anche sui 200 metri perché il mio allenatore dice che fanno curriculum e per variare un po’. L’idea è quella di fare come Mennea e di correre 100 e 200 agli europei del 2024, che si disputeranno a Roma a cinquant’anni dall’ultima volta. Avrò 29 anni, sarò ancora in forze, i miei muscoli lavoreranno ancora bene. In più a fine stagione si conclude il rapporto con il mio sponsor e vedremo se e come rinnovare. La gente pensa che dato che noi ci divertiamo a fare sport dobbiamo accontentarci di correre senza pretendere nulla. Non è giusto, le nostre performance hanno un valore».