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Eriksson sulla corsa scudetto: «Magari a Reggio Emilia inizia a piovere come a Perugia…»

Alla Gazzetta ricorda lo scudetto della Lazio del 2000. La Juve capolista perse sotto il nubifragio. «Nella vita e nello sport, la parola “mai” non deve esistere»

Eriksson sulla corsa scudetto: «Magari a Reggio Emilia inizia a piovere come a Perugia…»
Imago Port Elizabeth (Sud Africa) 15/06/2010 - mondiali Sud Africa 2010 / Costa D'Avorio-Portogallo / foto Imago/Image Sport nella foto: Sven Goran Eriksson ONLY ITALY

Se Simone Inzaghi vincesse lo scudetto nell’ultima giornata di campionato ed in modo totalmente inaspettato non sarebbe la prima volta. Campionato 1999-2000, Inzaghi giocava alla Lazio allenata da Eriksson. La Juve di Ancelotti era avanti in classifica. L’ultima giornata di campionato fu straordinaria: la Lazio vinse in casa contro la Reggina mentre la Juve perse a Perugia, in una partita sospesa per circa un’ora per un violento nubifragio: quando l’arbitro Collina diede l’okay per tornare in campo, arrivò il gol di Calori che assegnò lo scudetto alla squadra biancoceleste.

Simone Inzaghi lo ricorda bene, tanto da aver citato l’episodio nella sua conferenza stampa di vigilia.

«Siamo dietro, abbiamo bisogno di una vittoria e una sconfitta loro. Ma è già successo, ho vinto uno scudetto che ero due punti dietro…».

E quel giorno se lo ricorda molto bene anche Sven Goran Eriksson, intervistato oggi dalla Gazzetta dello Sport.

«Mi fa piacere che, per stimolare tutti, abbia riparlato della nostra impresa. Uno scudetto unico per come è arrivato e, forse, per questo, ancora più bello. Non si può scordare, è una di quelle cose nella vita di cui parli sempre e non ti stanchi mai di farlo».

Ricorda quella giornata di 22 anni fa.

«Ricordo la mezzora in spogliatoio con la radiolina aspettando che finisse Perugia-Juve. Nessuno si faceva la doccia, uno spogliatoio muto, paralizzato. Io camminavo, pensavo, del resto cosa altro potevo fare? Poi una festa meravigliosa e meritata».

Quella vittoria è un insegnamento per chi vive il calcio.

«Insegna che nella vita, e quindi anche nello sport, la parola “mai” non deve esistere. Può succedere tutto, anche le cose in apparenza più impossibili possono capitare se non ti arrendi e fai il tuo dovere fino in fondo. Per questo, bisogna crederci sempre: sono sicuro che Simone e l’Inter ne sono convinti. Se mi do un merito per lo scudetto del 2000 è che, nonostante tutto, un mese prima ci credevo davvero. Attorno a me quasi nessuno aveva quello stesso pensiero, il presidente Cragnotti era scettico e, invece, ripetevo a tutti: «Vedrete che succederà…».

Potrebbe succedere ancora.

«Magari a Reggio Emilia inizia a piovere come a Perugia… Si scherza, ed è comunque un finale avvincente e bello per tutti gli appassionati italiani».

 

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