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Gosens: «Gasperini mi ha detto di non aver mai avuto un giocatore capace di migliorarsi quanto me»

A Dazn Germania. «All’inizio non si fidava di me, non capivo cosa volesse. Col Dortmund mi fecero giocare per incolparmi della sconfitta»

Gosens: «Gasperini mi ha detto di non aver mai avuto un giocatore capace di migliorarsi quanto me»
Torino 13/03/2022 - campionato di calcio serie A / Torino-Inter / foto Imago/Image Sport nella foto: Robin Gosens-Wilfred Stephane Singo

Intervistato da Dazn Germania, l’esterno sinistro dell’Inter Robin Gosens racconta la sua avventura in Italia. Ovviamente parte dall’Atalanta la squadra che l’ha lanciato. Il rapporto con Gasperini, da sempre descritto rose e fiori, è stato in realtà un rapporto complicato, soprattutto all’inizio.

Gli inizi all’Atalanta non sono stati semplici, ho incontrato tante resistenze sulla mia strada. Gasperini non si fidava di me e avevo la sensazione di non far parte della squadra. Mi sentivo la quinta scelta, non capivo la lingua e cosa volesse da me il tecnico, nessuno me lo spiegava davvero. Stava a me capire come potevo cavarmela. Ero stato gettato nella mischia contro il Borussia Dortmund per poi essere incolpato della sconfitta. Qualcosa, dentro di me, è crollato. Dopo la partita chiamai mio padre e gli dissi: ‘Credo che venire qui sia stato un errore, dobbiamo guardarci intorno in vista della prossima stagione. Non penso di poter restare ancora’.

Poi è stato un infortunio a spianargli la strada.

Qualche tempo dopo la gara di Dortmund, chi giocava al mio posto si ruppe il legamento crociato. All’improvviso ero diventato l’unica opzione, il mister doveva farmi giocare per gorza. Da allora è cambiato tutto. Ho pensato che da quel momento in poi avrei giocato per me stesso. Nella mia testa si è creato un certo senso di libertà.

Il rapporto con Gasp è cambiato totalmente.

È un genio quando si tratta di costruire la squadra e preparare le tattiche. Tatticamente è un martello. Da lui ho imparato moltissimo. Non abbiamo avuto un grande rapporto, soprattutto all’inizio, ma poi la situazione è cambiata. Mi ha rivelato di non aver mai avuto un giocatore capace di migliorarsi così tanto e che l’Inter, in questa fase, era la scelta giusta per me. Alla fine l’ho salutato calorosamente.

Non ha salutato calorosamente la piazza di Bergamo.

L’addio a Bergamo è stato una combinazione di tante circostanze negative, spiacevoli. Circostanze che mi hanno impedito di salutarla come si deve. Ho passato quattro anni e mezzo a Bergamo e devo molto al club. Lì sono diventato un giocatore della nazionale, grazie all’Atalanta sono potuto arrivare a giocare in uno dei migliori club del mondo. Avrei voluto salutare davanti ai tifosi, e invece ho dovuto dire addio dopo quattro mesi e mezzo senza giocare nemmeno una partita. È stato triste.

L’infortunio.

Mi ci sono voluti quattro fottuti mesi e mezzo, un punto veramente basso della mia carriera. Ho buttato dieci settimane per niente. È stato estremamente difficile mentalmente per me. Ho sempre contato molto sul mio corpo, è sempre stato il mio pregio, il mio fisico è la mia forza. Avevo davvero paura di non poter tornare ai massimi livelli. I miei studi di psicologia mi hanno aiutato molto ad organizzare il caos nella mia testa. In questo modo sono stato in grado di trasformare la negatività in energia positiva. Gli infortuni succedono, fanno parte del gioco. L’importante è come li affronti, ne puoi uscire più forte. 

Ora pensa all’Inter.

È pazzesco che mi sia stato concesso di vestire la maglia di uno dei club più grandi del mondo, soprattutto dopo che non ho potuto giocare per così tanto tempo. All’Inter si vuole vincere sempre, c’è una mentalità incredibile. È stata un’occasione unica. Devo fare di nuovo i conti con la concorrenza, lo so. Ed è la concorrenza di Perisic che facendo un’ottima stagione e ha già vinto tutto. Ma sono assolutamente convinto che questa sfida mi aiuterà in qualche modo. La vittoria con la Juve? Sono certo che ci porterà fino allo Scudetto. Prima della partita dicevamo questo: ‘Se vinciamo, saremo campioni’. Ed è così che sarà, ne sono assolutamente convinto.

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