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Che fine ha fatto l’inchiesta sullo striscione di Verona?

È passato un mese e non se ne sa nulla. Eppure lo striscione era firmato. A Bergamo in tre giorni hanno individuato il tifoso che ha insultato Koulibaly

Che fine ha fatto l’inchiesta sullo striscione di Verona?

È trascorso quasi un mese da quel 13 marzo giorno in cui si disputò Verona-Napoli e in cui, soprattutto, venne esposto all’esterno dello stadio Bentegodi lo striscione con le coordinate della città di Napoli, un invito per Russia e Ucraina a bombardare la città del Vesuvio. Si sono levate grida di indignazione, anche da parte di chi da anni si batte per l’equiparazione tra razzismo e goliardia. Eppure da allora nulla è accaduto. La giustizia sportiva se n’è lavata le mani, aggrappandosi al friabilissimo alibi che lo striscione era stato esposto all’esterno dello stadio. Ma poco sarebbe cambiato: il calcio italiano si è dato delle leggi talmente innocue, che tutt’al più il Verona sarebbe stato punito con un’ammenda.

La Procura, invece, ha aperto un’inchiesta per odio razziale. Ma nulla sappiamo. Eppure quello striscione era firmato. Immaginiamo che non sia opera così complessa risalire agli autori di quella performance grondante intelligenza. Anche perché abbiamo visto che a Bergamo in pochissimi giorni sono riusciti a individuare il tifoso che ha gridato insulti razzisti a Koulibaly. Tre giorni per individuare un anonimo tra la folla e un mese senza riuscire a risalire ai vertici della Curva Sud gialloblù.

 

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