Al CorSport: «Plusvalenze? I magistrati lavorano sempre ma non concludono niente. Fui esonerato dalla Roma perché dissi che a Trigoria non venivano rispettate le regole»
Domani alle 18 si gioca il derby romano. Per l’occasione il Corriere dello Sport intervista Zdenek Zeman. Per lui è la Lazio ad essere favorita, anche se nel derby non si può mai dire. Gli viene chiesto se gli piace più Sarri o Mourinho.
«Non è un discorso di preferenze. Sarri sta facendo meglio, ha già dato un’identità di gioco alla Lazio. Mourinho ha deluso finora le aspettative. Non sul piano dialettico, ma nella qualità del calcio che esprime. La Roma ancora non si capisce cosa voglia fare, in campo, mentre la Lazio è più quadrata».
La Roma, dice, non ha giocatori all’altezza di grandi obiettivi.
«Se chiedevano lo scudetto a Mourinho con questi giocatori, allora hanno sbagliato. Gli scudetti si vincono con i giocatori più bravi, gli allenatori vincono quando hanno la squadra migliore».
E sul fatto che Mou abbia lanciato tanti giovani nella Roma:
«Sì, negli ultimi dieci minuti… E poi di nuovo in panchina. Se un ragazzo gioca una volta e poi torna nelle retrovie non cresce mai»,
Alla Roma Zeman è passato due volte. Torna sull’esonero del 2013. Gli ricordano che all’epoca si parlò di una fronda della squadra contro di lui, con Totti che era il suo unico alleato.
«Non so, io ricordo che pagai una frase: dissi che a Trigoria non venivano rispettate le regole».
Parla anche di Lorenzo Insigne,
«Mi dispiace per Lorenzo. So quanto tenga al Napoli e a Napoli. Purtroppo ormai nel calcio contato solo i soldi. Ma penso che Insigne sul piano sportivo si pentirà di questa scelta».
Sui procuratori:
«Sono più importanti dei presidenti ormai. Sarebbe meglio che le società tutte si dessero una calmata. È fondamentale rinunciare a qualcosa per recuperare l’equilibrio economico, che era stato perso anche prima del Covid».
I magistrati sono al lavoro sulle plusvalenze.
«I magistrati lavorano sempre ma non concludono mai niente».
Sulla crisi del calcio italiano:
«Non mi sorprende. Manca la base. In Serie A ci sono squadre che giocano con undici stranieri. E spesso, tornando ai procuratori, i giocatori vanno in un club non perché servano all’allenatore ma per compiacere il manager di turno. È il business, vabbè».
Sulla tendenza di molti allenatori a schierare la difesa a tre:
«A cinque, prego. Tre difensori e due terzini. È per difendersi meglio, ma io non lo capisco».
Sulla guerra e Putin:
«Non mi aspettavo che si arrivasse a tanto. Putin ha perso la testa. Spero che finisce tutto al più presto. E soprattutto che la guerra non si allarghi ad altri Paesi. Quando andai via da casa, dalla Repubblica Ceca, durante il dominio sovietico, c’era la guerra fredda, questa è guerra vera, che sta facendo piangere l’Ucraina».