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«Sono l’unico a conoscere la ricetta del Fernet. Nel nostro museo custodiamo 200 imitazioni finite male»

Il conte Branca al CorSera: «Qualche anno fa pur di non rivelarla andavo in Argentina al momento della produzione. Con la tecnologia non è più necessario»

«Sono l’unico a conoscere la ricetta del Fernet. Nel nostro museo custodiamo 200 imitazioni finite male»

Il Corriere della Sera intervista il conte Niccolò Branca, presidente e amministratore delegato di Branca International, produttore del mitico Fernet Branca, uno dei liquori più famosi del mondo. Un liquore di cui è l’unico a conoscere la ricetta.

«Qualche anno fa pur di non rivelarla andavo in Argentina nel momento della produzione. Oggi la tecnologia ci aiuta, la mia presenza non è più necessaria. Siamo organizzati a compartimenti stagni: nessuno conosce la fase completa di lavorazione. Chi si occupa di erbe e radici, selezionate con codici segreti dal computer, non partecipa alle infusioni, alle estrazioni e ai decotti, mentre un altro team in modo altrettanto segreto unisce i mix. Solo io conosco i codici».

Le erbe e le radici utilizzate per il Fernet sono 27.

«Nove di queste vengono aggiunte con un ulteriore blend. Una ciliegina. Come un dosaggio negli champagne».

Continua:

«La ricetta viene trasmessa di generazione in generazione (siamo alla quinta) a chi ha la responsabilità dell’azienda. È un processo produttivo difficile, lungo e costoso. Nel nostro museo c’è un intero armadio con 200 imitazioni finite male».

Branca ha la passione della meditazione.

«Pratico la meditazione da quasi trent’anni e la uso per guidare l’azienda»

Spiega:

«La prima cosa che ho fatto alla Branca è stata introdurre un codice etico. L’idea è che le persone all’interno della società sono considerate non come mezzi ma come fini. Poi abbiamo stabilito regole di rispetto ambientale con i fornitori delle erbe da tutto il mondo. Abbiamo varato carte sulla sicurezza del lavoro e molto altro, fino al bilancio di sostenibilità».

Durante lo smart working, lo yoga era uno dei benefit concessi dall’azienda ai dipendenti.

«Anche prima, grazie ad una insegnante che aiuta ad affrontare lo stress del lavoro. Durante la pandemia abbiamo continuato con i corsi online. Di yoga ma anche di cucina, abbiamo un ricco welfare aziendale».

Cos’è la meditazione?

«Presenza. Che porta alla tranquillità della mente. In modo da osservare quello che avviene dentro se stessi, e avere visione profonda e chiarezza. Da questo arrivano saggezza e consapevolezza».

Qual è stato l’uso più strano del Fernet?

«L’ho trovato in un consorzio agrario, lo vendevano per il pastone dato a cavalli e mucche per pulire lo stomaco».

 

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