ilNapolista

Sacchi: «Il calcio italiano soffre di arretratezza culturale. È dal 2010 che in Europa i club non vincono» 

Alla Gazzetta: «Compriamo stranieri come fossero stock di frutta e verdura, le società sono piene di debiti. Il problema è “istituzionale”»

Sacchi: «Il calcio italiano soffre di arretratezza culturale. È dal 2010 che in Europa i club non vincono» 
Db Reggio Emilia 06/02/2016 - campionato di calcio serie A / Sassuolo-Milan / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Arrigo Sacchi

La Gazzetta dello Sport intervista Arrigo Sacchi sull’esclusione dell’Italia dal Mondiale, la seconda di seguito.

«Stiamo raccogliendo quello che abbiamo seminato. Parliamo tanto, ma con le parole non si risolvono i problemi. Serve una visione più ampia della questione».

Per Sacchi è inutile dare la colpa a Mancini come fu con Ventura la volta scorsa. Il problema è più ampio e riguarda il calcio italiano.

«Quello che è successo a Palermo contro la Macedonia sono dodici anni che succede con le squadre di club. E’ dal 2010 che non vinciamo nulla in Europa, dopo la Champions League dell’Inter di Mourinho. La Nazionale all’Europeo è stata una meravigliosa eccezione cui tutti dobbiamo essere grati perché ci ha regalato un trofeo conquistato con merito e bel gioco. Ma è stata un’eccezione, appunto, e non certo una regola».

Continua:

«I settori giovanili sono pieni di stranieri comprati come fossero stock di frutta e verdura, le società sono piene di debiti, le squadre non vincono nulla fuori dall’Italia e nessuno alza la voce per dire qualcosa? All’estero corrono, costruiscono centri federali, si dà supporto alla crescita dei giovani. Noi no. Perché?».

Su Gravina:

«Il presidente Gravina è un uomo competente, dovrà analizzare la situazione con freddezza e non farsi prendere dall’emozione del momento. Spero che non intenda risolvere tutto mandando via il commissario tecnico. Il guaio è più grave, molto più grave. Il calcio italiano soffre di arretratezza culturale, non ci sono idee nuove. Le altre nazioni si evolvono e noi siamo rimasti a sessant’anni fa. Lo dico chiaramente: i meno colpevoli di questa situazione sono i giocatori e l’allenatore. Qui il problema è “istituzionale”».

Esiste un problema Serie A:

«I ritmi del nostro campionato sono ridicoli. Provate a guardare una partita inglese, o spagnola, o tedesca. I giocatori vanno molto più forte, si abituano nelle loro nazioni al livello europeo. Qui da noi gli arbitri fischiano troppo, le azioni sono sempre interrotte. Come si fa a giocare in questo modo? Torno a dirlo: siamo arretrati, e non soltanto nel calcio. Io voglio bene al calcio, e al calcio italiano in particolare, ma bisogna essere onesti: non ci sono idee. Prima cosa: dobbiamo insegnare ai ragazzi a giocare, non andiamo insomma sempre ad affidarci al salvatore della patria che magari arriva pure dall’estero…».

ilnapolista © riproduzione riservata