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In difesa di Allegri, contro il pensiero unico del calcio contemporaneo

È uno degli ultimi dissidenti. L’ondata di astio giornalistico si spiega con la feroce visione ideologica dei nostri tempi. Vogliono un calcio tutto costruzioni da dietro ed expected goals

In difesa di Allegri, contro il pensiero unico del calcio contemporaneo
Mg Milano 12/01/2022 - Supercoppa Italiana / Inter-Juventus / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Massimiliano Allegri

Immaginate che cosa sarebbe accaduto sui media italiani se Massimiliano Allegri fosse stato da sei anni l’allenatore del Manchester City. Cinque stagioni, questa la sesta, un miliardo di euro spesi e fin qui nemmeno una Champions. Avrebbero scritto: “sì, ha vinto tre campionati ma vorremmo pure vedere, sarebbero bravi tutti a vincere la Premier con quella squadra”. Poiché l’allenatore del Manchester City è Pep Guardiola che secondo loro è bello da vedere anche quando si fa eliminare dal Monaco, dal Lione, o perde la finale in contropiede contro il Chelsea di Tuchel, nessuno dice niente. Perché Guardiola è il leader indiscusso del movimento ideologico che da oltre un decennio condiziona la narrazione calcistica. Quel filone per cui se non tocchi la palla trenta volte di seguito, non è calcio ma una rozza manifestazione sui prati verdi. Filone magnificamente descritto oggi da Mario Sconcerti sul Corriere della Sera: “i giocatori sono addestrati non a fare gioco, ma passaggi sul compagno più sicuro, fino a tornare dal portiere. Questo lo chiamiamo possesso palla e ci siamo convinti che è una grande qualità. Ma non c’è nessun riscontro statistico. (…) Abbiamo trovato il banale e l’abbiamo chiamato progresso”.

Scriviamo questo perché siamo rimasti spiazzati dall’ondata che ha travolto Allegri all’indomani dell’eliminazione della Juventus in Champions. Ricordiamo che è stata sconfitta dal Villarreal vincitore dell’Europa League (che ha battuto in finale il Manchester United). Non dalla Solbiatese. E nemmeno dal Lione, giusto per ricordare l’uscita della Juventus di Sarri.

In tempi di ossessiva ricerca del pensiero unico, di terrore verso qualsiasi difformità di visione, ci siamo spiegati questo surplus di astio con la volontà di colpire il dissidente, colui il quale ha osato mettere in discussione, finanche sbeffeggiare, e in alcuni casi battere, i sacerdoti dell’unico calcio possibile. Allegri è etichettato come un uomo superato, che non si aggiorna, una sorta di truffatore che è riuscito – evidentemente con l’inganno – a scucire agli Agnelli un contratto da 14 milioni lordi a stagioni. Oggi Libero arriva scrivere – Dio perdoni loro – che sarebbe stato meglio Italiano col suo stipendio da 1,2 milioni.

Ha colpito l’acredine di tante analisi, non solo quelle prevedibili della nouvelle vague giornalistica in perenne estasi per il presunto calcio estetico. Allegri è ormai il diverso, uno degli ultimi esponenti di un calcio che – secondo l’ideologia imperante – va spazzato via. Secondo loro dovremmo vivere di costruzioni da dietro, di percentuali di possesso palla, di expected goals (dovrebbe essere reato la statistica sugli expected goals), di passaggi tanto infiniti quanto inutili aspettando l’apertura degli spazi (ovviamente meglio con Sterling, Grealish e Foden in squadra, non si sa mai), di linee difensive alla Italiano perché non possiamo certo sporcarci le mani con quei tackle così volgari. Abbiamo la sensazione che il fino ultimo degli autoproclamatisi esteti del calcio sia l’eliminazione del gol. Basta con questo modo triviale di pesare il gioco del calcio. L’obiettivo recondito è la definitiva trasformazione del football in un gioco di figura. Servono i giudici che danno i voti al modo in cui si sta in campo. E finalmente non avremo più quelle palesi ingiustizie di vittorie per 1-0 in contropiede. Mai più!

Tornando all’imputato Allegri, al dissidente Allegri. Ricordiamo sotto voce che in cinque anni ha vinto cinque scudetti. Ha disputato due finali di Champions con una squadra che fino all’anno prima era uscita ai gironi col Galatasaray. Ha perso per un’inezia due sfide che ancora ricordiamo: con Bayern (gol in contropiede, volgare!) e Real Madrid. Ha fatto a polpette Pochettino con un cambio nel secondo tempo in quel di Londra.

In campo non va il blasone. Va una squadra di calcio. E considerata la Juventus degli ultimi tre anni, non c’è proprio nulla di cui sorprendersi. Sarebbe stata una notizia il passaggio del turno sul Villarreal. Non possiamo certo ad addebitare ad Allegri la grancassa mediatica che gratuitamente fa la ola alla Juventus a ogni inizio stagione. Non è colpa di Allegri se Locatelli e McKennie sono spacciati per il centrocampo più forte d’Italia. O se Cristiano Ronaldo viene sostituito con Moise Kean (Vlahovic è appena arrivato). Nessuno ha notato che in questi mesi Allegri non ha detto una parola. Perché i professionisti così fanno. Poi, certo, lo fa capire quando dice «ai ragazzi non posso rimproverare nulla».

Poiché questa non vuole essere una difesa di Allegri in quanto Allegri ma in quanto uno degli ultimi esponenti di un calcio che vogliono eliminare, scriviamo che l’allenatore livornese un difetto grande quanto una casa ce l’ha. Allegri non sa gestire la tensione, non regge la pressione. Questo è il suo vero grande limite. Plasticamente evidenziato dal no al Real Madrid. Perché Allegri ha veramente detto no al Real Madrid. In questo è limitato. Molto. Troppo. E che non riesca a gestire la tensione, si vede quando va sotto pressione come in conferenza stampa l’altra sera. O, ancora, quando perse completamente il controllo dei nervi nella lunga sfida col Napoli di Sarri. Ed è un problema serio per un uomo ormai definitivamente adulto.

Ma, in quanto rappresentante di una minoranza, andrebbe gelosamente preservato. Salvateci dal calcio tutto uguale. La salvezza dello sport è Borg contro McEnroe, Nadal contro Federer, la finale Olanda-Germania. Evitiamo che il calcio diventi un’unica indistinta poltiglia di costruzioni da dietro, con l’istituzione del record per l’azione con più passaggi consecutivi, o per il portiere che riesce a giocare una partita senza mai toccare il pallone con le mani. Salvateci dall’aberrazione. Proteggiamo Allegri. Proteggiamo il nostro amato sport dai fondamentalisti.

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