Damascelli sulla Superlega: Agnelli assomiglia al personaggio di una gag, è prigioniero di un sogno
La sua è una partita persa, giocata in modo cocciuto, con tempi e comunicazione sbagliati in partenza. Non vuole prenderne coscienza

Db Torino 02/11/2019 - campionato di calcio serie A / Torino-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Andrea Agnelli
“Una partita persa. Però giocata ancora in modo cocciuto, con tempi e comunicazione sbagliati alla partenza. Andrea Agnelli resta prigioniero di un sogno, si è travestito da frontman di un trio che lo ha mandato avanti, come in certe gag antiche, offrendolo alle facili critiche, alcune scadute nell’insulto personale. La Superleague è finita ancor prima di incominciare ma il presidente della Juventus insiste, resiste, non volendone prendere coscienza, respingendo i consigli di chi gli ha suggerito di desistere, di comprendere che le emergenze contemporanee prevedono priorità superiori a quelle di un nuovo torneo calcistico”.
Lo scrive, su Il Giornale, Tony Damascelli, commentando il discorso di ieri di Andrea Agnelli al summit sul business del football organizzato a Londra dal Financial Times, con il rilancio dell’idea della Superlega. Agnelli ha insistito, si è lasciato andare ad una “ossessione capricciosa”, quella di “volersi sostituire al potere dell’Uefa non per rispondere a criteri di equità sportiva ma per aumentare sensibilmente gli introiti, vista la contabilità sofferta della stessa
Juventus e di altri club”.