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Arianna Fontana fa i nomi: «Era Dotti che cercava di farmi male in allenamento»

La campionessa dello short track al Corsera: “Un ambiente tossico, io così a Milano-Cortina non ci arrivo”

Arianna Fontana fa i nomi: «Era Dotti che cercava di farmi male in allenamento»
Beijing (Cina) 07/02/2022 - Pattinaggio Short Track / Olimpiadi Beijing 2022 / foto Imago/Image Sport nella foto: Arianna Fontana

Una medaglia e una dichiarazione affilata come i suoi pattini. Un oro e una polemica. E anche adesso che le Olimpiadi di Pechino sono finite Arianna Fontana non si tiene. Intervistata da Gaia Picardi sul Corriere della Sera torna sull'”ambiente tossico” dello short track italiano, sulla questione allenatore-marito e sugli agguati in allenamento. Solo che stavolta fa i nomi (anche se si erano abbondantemente capiti:

“Tommaso Dotti e Andrea Cassinelli si mettono a fare tracce pericolose davanti a me, cambi di direzione, accelerano e decelerano. Roba pericolosa. Parlottano, è palese a tutti: vogliono farmi cadere. Diventano sempre più aggressivi, io mi tengo a distanza, finisco l’allenamento, me ne vado. Alla riunione tecnica del giorno dopo, ammettono: non ci sta bene che ti alleni con noi”.

“Cassinelli smette, ma Dotti continua con i suoi giochetti per tutta la stagione. Un ambiente tremendo. Ogni giorno mi sveglio con l’angoscia e il mal di stomaco, chiedendomi: oggi cosa succederà? Cosa faremo io e Anthony di sbagliato? E il giorno del contatto tra me e Dotti, naturalmente, arriva: vado dritta contro le balaustre a 50 all’ora, la caviglia si gonfia. A Salt Lake City, in Coppa del Mondo, per precauzione rinuncio alla staffetta. Gios mi manda a dire che o partecipo o faccio le valigie. Sempre lui, a Pechino, ha detto che i ragazzi sono gli sparring partner ideali per crescere, che dovrei ringraziarli. Quindi il contatto in piena velocità con un uomo che pesa venti chili più di me sarebbe utile? Ma di cosa stiamo parlando…? In Giappone Dotti ci riprova: accelera, io imposto la traccia in modo da bloccarlo, a fine allenamento le altre azzurre vengono da me a congratularsi”.

Fontana parla di ambiente “tossico: nel linguaggio, nei pensieri, negli atteggiamenti da bulli di certi colleghi. Tutti hanno paura di esprimersi, ci sono giovani appena entrati in squadra che vogliono già smettere”. E chiude su Milano-Cortina:

“Io a MilanoCortina 2026 ci vorrei arrivare, chiudere ai Giochi italiani come ho iniziato sarebbe una favola ma altri quattro anni così non li faccio“.

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