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Nela: «Vorrei occuparmi ancora di calcio. Ho ricevuto tante promesse, poi sparivano tutti»

Al Messaggero: «Il cancro ti cambia la vita. Cambia le priorità e la percezione delle cose. Taglia con un colpo di accetta tutto il futile»

Nela: «Vorrei occuparmi ancora di calcio. Ho ricevuto tante promesse, poi sparivano tutti»

Su Il Messaggero un’intervista a Sebastiano Nela. Ha giocato nella Roma dal 1981 al 1992 vincendo lo scudetto del
1983 e le coppe Italia del 1984, 1986 e 1991. Dal 1992 al 1994 ha vestito la maglia del Napoli, poi ha chiuso la carriera nel Civitavecchia nella stagione 1995-96. Combatte con un tumore da nove anni.

«La salute va bene, non posso lamentarmi. Nove anni di lotta con la malattia. Ora è tutto ok, ma non nascondo che quando devo fare i controlli, ogni cinque mesi, la settimana precedente non sono serenissimo. Il cancro, perché è questa la parola giusta, ti cambia la vita. Cambia le priorità e la percezione delle cose. Taglia con un colpo di accetta tutto il futile, comprese quelle arrabbiature quotidiane per episodi irrilevanti. Io ho affrontato la malattia mettendo tutto me stesso: i miei punti di forza, le debolezze, aggrappato alla vita e agli affetti, ma nella consapevolezza che,
spesso, essere forti contro un avversario durissimo come questo non basta».

Il Covid ha complicato le cose, per i malati di cancro: «La sanità italiana doveva fare di più». Nela interviene anche nella questione vaccini e No vax:

«Io ho fatto le tre dosi, credo nella scienza perché mi ha salvato la vita, ma mi chiamo fuori da questa rissa, soprattutto mediatica. Lo show sulle malattie non è accettabile. Una delle conseguenze peggiori è che, invece di fare informazione, si produce disinformazione. Alimentare l’ignoranza è una colpa grave. Io sono per il dialogo e il confronto: si parla con i talebani e non si riesce a mettere a confronto posizioni differenti sui vaccini?».

Dice di combattere l’ignoranza leggendo giornali, libri e riviste.

«Mi interessano la storia, la politica, i grandi fatti del mondo. Ho letto il Corano. Mi sono documentato sull’ebraismo. Dietro le peggiori guerre e atrocità della storia, c’è quasi sempre l’estremismo religioso. Aggiungo una considerazione: non mi piace l’attivismo politico di papa Francesco».

A 61 anni aspira ancora ad un posto nel calcio.

«Mi piacerebbe occuparmi di calcio in modo serio, con un incarico di responsabilità nel quale mettere a disposizione il bagaglio di una vita. Sono passati diversi tram. Ho ricevuto diverse promesse: “Sebino, sto pensando a te”», e poi sparivano. Nel privato, mi piacerebbe visitare paesi dove non sono mai stato: Australia, Canada e soprattutto Nuova Zelanda. Amo il rugby, gli All Blacks e sono incuriosito dai maori».

 

 

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