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Miccichè: «La Lega Serie A è totalmente priva di regole, alle assemblee urlavano e si insultavano tutti»

L’ex presidente dei club al CorSera: «Ogni volta ne uscivo con un mal di testa violenti, è un’esperienza che mi ha procurato grande fatica»

Miccichè: «La Lega Serie A è totalmente priva di regole, alle assemblee urlavano e si insultavano tutti»

Il Corriere della Sera intervista Gaetano Miccichè. Tra il 2018 e il 2019 è stato presidente della Lega Serie A, poi si dimise dopo le polemiche relative alla sua elezione.

«Se ripenso a quel periodo della Lega serie A, il mio sentimento è ambivalente. Umanamente è stata una fase splendida della mia vita professionale: ho avuto l’opportunità di conoscere gruppi di lavoro, rappresentanti venti realtà territoriali differenti, ciascuna con la propria storia sportiva. Ho cercato di fornire il mio contributo in maniera onesta, partendo dalla consapevolezza maturata in cinquant’anni di carriera: nelle aziende ci sono comportamenti standard da seguire, avere bilanci in ordine, una governance chiara, deleghe definite. Ma devo confessare che, oltre all’entusiasmo, l’esperienza mi ha procurato grande fatica. È un ambiente che manca totalmente di regole».

Si schiera dalla parte del presidente Figc Gabriele Gravina.

«Condivido il ragionamento di Gabriele Gravina sullo statuto e le maggioranze. Vedete, l’anomalia della Lega è che club con fatturati, stadi e seguito diversi fra loro hanno gli stessi diritti. Ma la responsabilità di vendere i diritti televisivi, far entrare o meno i fondi di private equity — strategia che peraltro approvo in pieno —, o riformare i campionati dovrebbe essere di esclusiva competenza delle big. Le regole fondamentali devono essere delegate alle società di maggiori dimensioni in modo tale da riconoscere un beneficio economico maggiore alle medie e piccole società. L’assemblea si dovrebbe riunire una volta l’anno e negli altri casi delegare al consiglio le altre decisioni».

Racconta l’esperienza delle assemblee dei club.

«Uscivo da ogni assemblea con un mal di testa violento: non era facile dirigere le riunioni tra presidenti che urlavano, altri che pensavano ai fatti propri e altri ancora che si scambiavano insulti. Però, se un sistema non funziona, chi lo rappresenta maggiormente e penso ai grandi club, ha più responsabilità degli altri».

 

 

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